Saluta anche "AnconaCrea" "L’hanno lasciata morire"

L’ideatore della rassegna dedicata alla street art, Vecchietti: "Mai capito perché"

Saluta anche "AnconaCrea"  "L’hanno lasciata morire"

Saluta anche "AnconaCrea" "L’hanno lasciata morire"

"Il festival AnconaCrea? L’hanno lasciato morire, ma non ne ho mai capito il motivo". È dispiaciuto, William Vecchietti (in arte Yapwilli), lo street artist che ha ideato AnconaCrea di cui è direttore. Con le sue opere e con un coloratissimo festival dedicato ai murales, Yapwilli ha dipinto praticamente tutta Ancona, ma ora di AnconaCrea resta poco e niente. Così, si allunga la scia dei festival che si stanno spegnendo. Insieme al Kum, dello psicanalista Massimo Recalcati, ecco un’altra cometa la cui coda si intravede in un cielo sempre più buio, quello della cultura anconetana. "Il festival andava avanti dal 2015, poi negli anni ha subìto un taglio sempre più consistente di fondi fino a non farcela più. Negli ultimi 3 anni, gli street artist che chiamavo accettavano di disegnare a titolo gratuito. Praticamente, era volontariato". Non che negli anni passati alla kermesse di murales venissero destinati milioni, ma comunque "si era partiti con finanziamenti di circa 7mila euro, per poi ridurli a 5, 6, 3mila e arrivare quindi a zero".

A chiamare Vecchietti, era stata la prima giunta Mancinelli. L’allora assessore alla cultura, Paolo Marasca, pensava a una iniziativa da estendere non solo a Capodimonte, uno dei rioni più storici del capoluogo, ma anche ai negozi e alle attività del centro, con mostre dedicate per ogni vetrina. "Forse, era troppo complicato da realizzare e probabilmente, negli anni, sono cambiate le priorità politiche e amministrative. Non biasimo nessuno – fa Vecchietti, direttore artistico del festival – però dispiace. Dispiace soprattutto per Capodimonte, a quel rione ho dedicato anima e corpo, stava davvero per diventare un museo a cielo aperto. Sarebbe potuto diventare una grande attrazione turistica". Un quartiere che pullula di opere murarie più o meno grandi e che attira quotidianamente moltissime persone: "C’è anche chi, dopo le nozze, va lì a scattare foto in abiti da cerimonia. Ogni angolo è una sorpresa e pure per la conformazione labirintica di Capodimonte passeggiare dentro questi enormi disegni è quasi surreale. Ci va persino chi si imbarca, per la vicinanza del rione col porto e perché su Google maps sono indicati i nostri murales come attrazione turistica". Circa un centinaio gli artisti da tutto il mondo che negli anni hanno preso parte alla tradizione di AnconaCrea. Ma nel lungo curriculum del festival non c’è solo Capodimonte. Vecchietti, aveva ha restituito dignità a dei ‘luoghi non-luoghi’, recuperando angoli di città ridotti a carcasse urbane: "Pensiamo al capolinea dei bus di piazza Ugo Bassi, ai muri di via Giordano Bruno, davanti la sede dell’Enel, al vicoletto dietro la mensa di padre Guido, tra via Buoncompagno e via della Beccheria, ma anche a via Veneto, con le opere di Urka, ispirate ai Pink Floyd. Per non parlare delle scuole Faiani, di via Oberdan e della gigantografia di Monica Vitti, alla lanterna rossa. Se il festival possa tornare? Non dipende da me: io sono qua. Se mi chiamano, ci sono, ma dubito che lo faranno".

Nicolò Moricci