
Sessant’anni e non sentirli. Una mostra per La Macina
Concerti, laboratori, un documentario e soprattutto una mostra che raccoglie quasi sessant’anni di attività: tutto per celebrare La Macina e il suo fondatore e leader Gastone Pietrucci. Una lunga storia, quella raccontata in una mostra, dal titolo "Stanotte mi sognai – I canti de La Macina", che rappresenta un’occasione non solo per restituire ma anche per continuare a proporre il ricchissimo patrimonio della tradizione e della cultura orale marchigiana del gruppo di ricerca e canto popolare. "Il nostro lavoro su La Macina, dal documentario con intervista a Gastone e ad alcuni dei suoi collaboratori storici, fino alla mostra, che sarà inaugurata giovedì prossimo alle 12 al museo stupor mundi di piazza Federico II – spiegano Andrea Antolini e Alessandro Tarabelli di Linea B - inizia dall’incontro con l’attore Filippo Paolasini, amico e collaboratore di Pietrucci. Un paio di anni fa è venuto da noi proponendoci di fare un documentario su La Macina: un’idea che abbiamo accolto con entusiasmo e su cui abbiamo iniziato subito a lavorare, intervistando Gastone, facendo riprese al concerto al Teatro Pergolesi nel dicembre 2022, quello per festeggiare l’80esimo compleanno di Gastone, ed iniziando a raccogliere anche altre interviste di personaggi chiave nella promozione della cultura popolare. Quando è uscito il bando unico cultura della regione Marche del 2023 abbiamo pensato di inserire il nostro racconto filmico all’interno di un racconto più ampio, più completo e più immersivo che solo un evento espositivo poteva garantire". La mostra è curata da Roberto Gigli che spiega: "Il percorso espositivo è pensato attingendo ai cicli millenari della natura. Una sorta di cerchio della vita in quattro ambienti come le stagioni, simboleggiate dall’albero, vero e proprio totem della civiltà contadina e popolare. Abbiamo denominato le sale Radici, Rami e foglie, Alberi del canto e Semi". Per Gastone Pietrucci è un sogno che si realizza. "Sono come incredulo che un artista non venga gratificato dopo la morte – osserva – ma possa essere testimone di un’iniziativa che rappresenta un riconoscimento di un lungo percorso professionale, di ricerca e di sperimentazione. Tutto questo mi emoziona e mi fa esprimere profonda gratitudine verso tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto un po’ folle. È un grande onore, che spero di meritare".