"Si è sacrificato per gli altri. La sua battaglia continua"

Il governatore Francesco Acquaroli: "Un figlio illustre della nostra terra". Il presidente del consiglio Dino Latini: "Simbolo della solidarietà sanitaria".

"Si è sacrificato per gli altri. La sua battaglia continua"

"Si è sacrificato per gli altri. La sua battaglia continua"

Il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, ricorda Carlo Urbani – medico morto di Sars nel 2003 – come "un figlio illustre della nostra terra, da sempre animato da un profondo senso di solidarietà, che ha dato un contributo fondamentale all’umanità e alla scienza, dedicandosi ai più deboli in totale abnegazione". Il governatore marchigiano prende la parola prima dell’intervento di Matteo Bassetti per problemi di tempo con il videocollegamento. "Le vostre testimonianze – ha detto Acquaroli, rivolgendosi ai presenti – ci aiutano a rendere omaggio alla grande opera compiuta da Carlo Urbani, formatosi all’Università di Ancona, da sempre impegnato nel volontariato sociale, che ha scelto di adempiere la sua missione in terre difficili e in condizioni precarie, in contatto costante con la sua terra natale. Aveva scelto di dedicarsi ai più deboli, alla parte della salute dimenticata, come amava dire". Nei suoi viaggi all’estero per lavoro, Urbani, "scoprì che le persone non morivano per malattie difficili da curare, ma per le precarie condizioni di vita" a cui erano costrette. A fare gli onori di casa, ci ha pensato Dino Latini, presidente del Consiglio regionale, che ha ospitato le celebrazioni: "Urbani è una figura emblematica della lotta alle disuguaglianze nell’accesso alle cure mediche, delle azioni di contrasto alla diffusione delle pandemie, della solidarietà internazionale in campo sanitario – ha esordito ieri mattina Latini, in occasione della Giornata regionale dedicata all’infettivologo di Castelplanio – Non sapremo mai quante vite ha salvato con la sua, ma quello che sappiamo è che dobbiamo continuare le sue battaglie".

Il presidente ha ripercorso la storia del medico anconetano. L’Urbani studioso, lo scienziato, il Premio Nobel. Un medico e microbiologo capace di identificare e classificare la Sars nel corso di un’epidemia esplosa nel 2003, in Vietnam. Virus che lo contagiò e lo uccise nel marzo di 21 anni fa. "Un uomo virtuoso – ha rimarcato Latini – mosso dalla costante e incessante volontà di aiutare gli altri. La sua missione era portare assistenza alle persone più deboli e sfortunate, creare le condizioni perché fosse garantito il libero accesso ai farmaci essenziali, senza discriminazione sociale ed economica. Ha fatto di questa volontà la sua ragione di vita, mantenendo alti i valori della solidarietà, del coraggio, del senso di giustizia e dell’amore verso il prossimo". Subito dopo, ad intervenire, è stato Fabio Badiali, primo cittadino di Castelplanio, in provincia di Ancona: "Non solo un dottore, ma uno scienziato, un uomo di cultura, era tante cose Carlo Urbani. E oggi come non mai, in un periodo caratterizzato da conflitti internazionali che ci riguardano da vicino, lui è un modello positivo a cui guardare per ritrovare la speranza nel futuro".

Nicolò Moricci