"Situazione difficile per lavorare. Non mi dimetto, ma ci ho pensato"

Il direttore sportivo dell'Ancona, Francesco Micciola, affronta le critiche in conferenza stampa, sottolineando le difficoltà nell'operare senza potere di firma e la necessità di risvegliare i giocatori. Pur riconoscendo responsabilità, non intende dimettersi, mostrando determinazione nel perseguire gli obiettivi del club.

"Situazione difficile per lavorare. Non mi dimetto, ma ci ho pensato"

"Situazione difficile per lavorare. Non mi dimetto, ma ci ho pensato"

Responsabile e colpevole della situazione. Ma non disposto a dimettersi. Da Rolfini a Finotto, passando per la sua mancanza di potere di firma al calciomercato di Milano, e poi Delcarro, Peli, Radicchio, la difesa colabrodo, la fiducia a Colavitto "anche se il rapporto non è più quello di un anno fa", e la missione salvezza: "Le difficoltà si superano con l’unione, i giocatori si devono svegliare, e l’allenatore deve trovare la chiave giusta. Sono sicuro che questa squadra può e deve fare molto di più. Non è una squadra così scarsa come la si dipinge".

Ecco il direttore sportivo Francesco Micciola, che ieri mattina in sede s’è sottoposto al fuoco di fila delle domande in conferenza stampa per spiegare tante cose e togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa.

Lo scorso primo febbraio, lui a Milano per chiudere per Rolfini, aveva già in tasca l’accordo per Finotto. Ma ha atteso fino alle 12. Visto che la trattativa per il cobra è saltata, Micciola, come spiega, ha dovuto però attendere l’ok di Tony Tiong per poter chiudere con Finotto, e quando quest’ultimo gli ha chiesto un anno in più di contratto, ha dovuto attendere altre due ore. Quando è arrivato l’ok dall’alto, il giocatore aveva scelto Carrara "per questioni di classifica".

Micciola, dunque, non poteva operare in autonomia, ma doveva sempre chiedere il benestare a mister Tiong, dall’altra parte del mondo. Di qui gli inevitabili problemi. "Com’è possibile non avere il potere di firma? E me lo chiedo anch’io" ha dichiarato stizzito Micciola. Probabilmente in questa fase, senza più un uomo di fiducia, visto il ridimensionamento di Ripa, mister Tiong vuole vedere chiaro su tutto. Ma così l’operatività diventa inesistente. Responsabilità condivise, insomma.

Sul possibile arrivo di Delcarro, Micciola ha anche specificato: "Io non lo volevo, abbiamo preso Vogiatzis perché è un giocatore che ci dà una mano". Punti di vista. Come mantenere all’Ancona un giocatore che non gioca mai, come Radicchio: "Non vedo il problema, Radicchio è un ragazzo che si impegna e lavora. Ci serviva un altro difensore, abbiamo preso Pasini".

Già, ma dal mercato degli svincolati: Pasini non gioca una partita dai playoff dello scorso maggio. "Qua il problema – ha proseguito Micciola – è che stiamo subendo troppi gol. Sono convinto che Colavitto possa salvare questa squadra, bisogna reagire ai momenti negativi, e i primi a reagire devono essere i giocatori. Con Colavitto ci sentiamo meno spesso, rispetto a un anno fa, vero, questo è successo dopo il suo esonero, ci può stare". Con Ripa "rapporti professionali" anche se in fase di calciomercato "non è stato consultato", sulla cessione di Peli "è stato convocato a Lucca e ha detto che non voleva venire a Lucca perché era infortunato. Anche il gruppo lo aveva messo da parte". Micciola è anche colui che è sempre presente, durante gli allenamenti: "La verità è questa, al campo ci sto io, dopo gli attacchi che ho subito, ci metto la faccia, se sono qui è perché voglio il bene dell’Ancona. A giugno tireremo le somme, se ho lavorato male andrò a casa".

Mai pensato di dimettersi? Micciola la vede così e conclude: "Io sono il responsabile e anche il colpevole. Ma i ragazzi si devono svegliare. Una questione di cazzimma, di aggressività. La rivoluzione fatta la scorsa estate è stata condivisa con l’allenatore, ho rispettato il budget, ho sempre lavorato seriamente. Poi posso sbagliare, le stagioni non sono tutte uguali. Per me lavorare così è difficile, ci ho pensato un paio di volte, di trovare l’accordo per andarmene, ma le dimissioni non le darò mai, non sono il tipo che scappa".

Giuseppe Poli