Sport, una questione d’impegno: "Che bello incontrare Scheffer"

Mateo Scheffer Bracco, un giovane argentino, si trasferisce in Italia per diventare un calciatore professionista. Dopo sei mesi, passa dalla serie "Eccellenza" alla serie D e attira l'attenzione di club di serie C. La sua storia è un esempio di impegno e sacrificio per tutti i giovani che vogliono realizzare i propri sogni.

Sport, una questione d’impegno: "Che bello incontrare Scheffer"

Sport, una questione d’impegno: "Che bello incontrare Scheffer"

Lo sport è sfida, sacrificio e impegno: sa raccontare storie di passione e talento che, non senza dedizione e rinunce, riescono a coronare il più grande dei sogni: un titolo, giocare in una squadra importante, un trofeo, un record. Come non pensare a Lionel Messi, a Muhammad Alì, a Ronaldo, a Keylor Navas.

O al fresco vincitore dell’Australian Open Slam Jannik Sinner, che a soli tredici anni ha lasciato le montagne della sua Sesto, in Val Pusteria, e la propria famiglia, per trasferirsi a Bordighera, in Liguria, e costruire il suo sogno e il suo futuro.

Sono racconti che emozionano e, solo ascoltandoli, spingono a sognare.

Si può provare tutto questo anche con una storia meno conosciuta, forse meno forte dal punto di vista mediatico, ma che può rappresentare certamente un motivo di ispirazione.

E’ la storia di Mateo Scheffer Bracco. Questo ragazzo argentino, classe 2003, arriva in Italia con un solo obiettivo: diventare un calciatore professionista nel nostro Paese. In particolare, arriva nelle Marche, firma con l’Osimana, che milita nel campionato di "Eccellenza"; si tratta di un giocatore quasi sconosciuto, ma in sei mesi riesce a salire di categoria e firma con la Vigor Senigallia in serie D.

A suon di goal e prestazioni, inizia a farsi conoscere, attirando l’attenzione di club di serie C come l’Ancona e la Vis Pesaro.

Posso raccontare un episodio per definire la sua persona: è bastata una foto, chiesta in un incontro fortuito, per riconoscere sempre, da allora, quel ragazzino che ogni volta che può, raggiunge Senigallia per poterlo tifare e salutare da lontano.

A un anno dal suo arrivo in Italia, i risultati raggiunti stanno ripagando lavoro e sacrifici. La strada è lunga, ma impegno e determinazione non mancano. Questa storia, pur semplice e poco conosciuta, è un esempio per tutti i ragazzi che vogliono sognare in grande, disposti a impegnarsi e fare sacrifici perché tutto diventi realtà... anche trasferirsi dall’altra parte del mondo.

E forse allora non contano i gol e i trofei, o perlomeno non solo. Conta la strada, il percorso che ti ha portato ad essere la persona che sei.

In bocca al lupo a tutti i ragazzi che Mateo ha saputo e saprà ispirare!

Giovanni Giammarchi, III C