Studenti hacker al Savoia "Ecco come ci siamo accorti"

La dirigente dell’epoca, Alessandra Rucci, ha ricostruito i fatti in tribunale

Studenti hacker al Savoia  "Ecco come ci siamo accorti"

Studenti hacker al Savoia "Ecco come ci siamo accorti"

Se non fosse stato per una prof, che si era segnata le assenze anche in una agenda, annotandole per iscritto, forse non ci sarebbe stato un caso di studenti hacker al Savoia-Benincasa. In cinque sono a processo davanti alla giudice Francesca Grassi, per accesso abusivo al sistema informatico e falsità materiale, per essere entrati nel registro elettronico degli insegnanti cambiando soprattutto i giorni di assenza. Sono tutti quelli che non hanno chiesto la messa alla prova (lo avevano fatto in 27 su 34 imputati) e sono stati rinviati a giudizio dal gup un anno fa.

Ieri è stata sentita come testimone la preside di allora del Savoia-Benincasa, Alessandra Rucci, che aveva fatto partire l’esposto alla polizia postale. L’ex dirigente scolastica, che oggi guida il liceo Galilei, ha spiegato in aula come il trucchetto delle modiche nel registro era venuto a galla. "Una docente mi aveva avvisata di alcune incongruenze sulle presenze in una classe quinta – ha riferito l’ex preside – perché lei si era segnata su carta le assenze ed entrando nel registro elettronico i dati erano cambiati. Non si spiegava il motivo, così abbiamo avviato una indagine che ci ha portato a capire che c’era stata una forzatura dei registri e queste intromissioni erano state fatte dai ragazzi. Alcuni ammisero subito alla stessa professoressa di averlo fatto. Il resto lo abbiamo fatto con due incaricati della gestione del registro. Risultò che erano stati violati gli account di due professori per modificare le assenze degli studenti".

La data dell’esposto della Rucci risale all’8 giugno del 2016 e la pec inviata alla postale era del giorno 16. I cinque studenti finiti a processo adesso fanno tutti l’università o lavorano all’estero e si tratta di tre ragazze e due ragazzi, di Ancona e Camerano, che oggi hanno tra i 26 e i 27 anni. Ad una delle ragazze vengono contestati 11 accessi abusivi tra il 2015 e il 2016. Gli altri hanno un utilizzo inferiore, da due a cinque. Uno soltanto ha anche il reato di falsità materiale.

Per un intero anno scolastico gli studenti si sarebbero divertiti così, migliorando le proprie posizioni. Erano tutti 18enni all’epoca dei fatti. Almeno tre le classi quinte, sui 34 accusati iniziali, che avrebbero approfittato di una leggerezza commessa da due docenti di non custodire attentamente la password utilizzata per entrare nel registro elettronico. Uno dei due prof addirittura l’aveva scritta anche alla lavagna e gli studenti se la sarebbero passata tra loro, all’occorrenza.

Marina Verdenelli