"Un concerto sul Battiato spirituale"

Domani al teatro la Fenice di Senigalla Simone Cristicchi e Amara protagonisti di "Torneremo ancora"

"Un concerto sul Battiato spirituale"

"Un concerto sul Battiato spirituale"

Il titolo dice già molto: ‘Torneremo ancora - Concerto mistico per Battiato’. L’omaggio che Simone Cristicchi e Amara renderanno al grande cantautore, domani (ore 21) alla Fenice di Senigallia, ne privilegia i brani più ‘spirituali’, sia a livello musicale che testuale, quelli in cui l’artista ha saputo distillare la sua ispirazione più profonda.

Cristicchi, a quando risale la sua scoperta di Battiato?

"Ai miei sedici anni. Poi col passare del tempo ho approfondito il suo repertorio, fino ad arrivare alla cernita dei brani capaci di andare più nel profondo. Canzoni come ‘L’ombra della Luce’, una preghiera universale, che infatti ha un ruolo centrale nel concerto. O ‘La cura’, che sentii per la prima volta al Festivalbar, a Verona. Un brano così profondo e delicato che arrivava anche al grande pubblico. Un classico".

Ci sono persone che magari si aspettano anche le canzoni più ‘orecchiabili’?

"No. Il concerto richiama un pubblico particolare, persone che in molti casi stanno facendo una propria ricerca spirituale, e che in questi brani trovano ‘vibrazioni’ affini al loro cammino. Ci sono anche canti sacri, mantra, brani in aramaico e del repertorio cristiano ortodosso. In realtà sono espressioni di una religione universale".

C’è spazio anche per la parola, quindi?

"In certi momenti io e Amara parliamo o recitiamo testi. Compresi frasi e aforismi tratti da interviste fatte a Battiato. E’ il Battiato pensatore, filosofo, che spiega ad esempio cosa sia per lui la mistica. Lui ha lasciato un solco dietro di sé. Aveva una grande sete di conoscenza, ed era sempre coerente con la propria ricerca umana, spirituale".

Dire Battiato significa dire anche impegno civile, si pensi a ‘Povera Patria’, critica sociale, ironia pura. Una poliedricità che vi accomuna?

"Sì. Lui ha fatto anche dei film, e dipingeva. Io faccio spettacoli teatrali, e ho anche alcuni documentari. L’ultimo è dedicato al tema della felicità. Ho seguito le sue orme. Per me è stato un faro".

Ma lei l’ha trovato il suo ‘centro di gravità permanente’?

"No, meglio continuare a cercarlo, perché bisogna continuare a porsi domande. Diciamo che trovo un certo equilibrio nel silenzio, immerso nella natura".

Amara, lei invece quando ha scoperto il Battiato più mistico?

"Devo confessare che prima di questo concerto non l’avevo mai approfondito. Ma sono felice di averlo scoperto oggi, perché ci sono certi pensieri e certi vissuti di una persona che si possono capire solo crescendo, entrando in contatto con la parte più profonda di te stessa. Ho ‘incontrato’ Battiato nel momento in cui seguivo un certo percorso spirituale".

Il suo brano del cuore?

"C’è una canzone poco nota, ‘Stage door’. Sembra scritta per me. E’ come se raccontasse dei passaggi della mia vita. Poi amo ‘E ti vengo a cercare’, che si può interpretare in vari modi. Cantandola è come se parlassi a me stessa".

Canzoni difficili da interpretare?

"Sì. Studiandole si capisce ad esempio l’uso consapevole della frequenza che faceva Battiato. Una parola detta in un certo modo è come se venisse attraversata dal suono. Penso a ‘Oceano di silenzio’, in cui il canto è sospeso, sottile, vibrazionale. C’è come un distacco dal corpo. Quanto a ‘La cura’, per me è effettivamente un brano ‘terapeutico’".

Raimondo Montesi