"Un Pirandello mai così attuale"

Intervista all’attrice Milena Vukotic domani alla Fenice di Senigallia con il grande classico "Così è (Se vi pare)"

"Un Pirandello mai così attuale"

"Un Pirandello mai così attuale"

Si chiude con un capolavoro del ‘900 la stagione della ‘Fenice’ di Senigallia. Domani (ore 21) va in scena "Così è (Se vi pare)", che il regista Geppy Gleijeses definisce "la più bella commedia di Pirandello, con i Sei personaggi in cerca d’autore". Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato sono i protagonisti di un allestimento che nasce dalla "strepitosa intuizione di Giovanni Macchia, grande critico pirandelliano: il cannocchiale rovesciato. Le cose più vicine, vissute, torturanti, furono viste così: da quella distanza che ne permettesse la meditazione assorta o l’ironia o addirittura il grottesco". L’intuizione ha fatto sì che Gleijeses chiedesse al celebre videoartista Michelangelo Bastiani di creare ologrammi tridimensionali, donnine e omini alti 50 centimetri, che altro non sono che i personaggi della commedia che inutilmente si affannano per scoprire una verità che non esiste.

Milena Vukotic, un allestimento molto originale...

"Attraverso questi ologrammi Gleijeses ha voluto focalizzare l’attenzione su personaggi ‘piccoli’, che sembrano piccole fiamme, quasi che non avessero realtà, e mettere a fuoco la piccolezza di una società. La scenografia poi è piena di specchi, che riflettono e che sono anche trasparenti. E’ un modo per aggiungere interrogativi a un testo meraviglioso".

Si parla della difficoltà, o dell’impossibilità, di cogliere realtà e verità assolute. In questi tempi sempre più dominati da tecnologie che rendono tutto falsificabile e modificabile Pirandello è ancora più attuale.

"Pirandello è sempre attuale. Ora più che mai. Da che mondo e mondo ricerchiamo la verità, ma lui ci presenta una vicenda che è come un giallo, dal quale però non si esce. Non si saprà mai la verità. Alla fine c’è la celebre battuta: ‘Io sono colei che mi si crede’. Non riusciremo mai a capire".

E’ la prima volta che recita quest’opera?

"No, la feci negli anni Settanta con la compagnia Stoppa Morelli. Ma allora interpretavo Dina, la ragazza. Ero troppo giovane, e forse non capii il grande valore di questo testo pieno di mistero, che offre tante possibilità di interpretazione. E’ un grande piacere poterlo fare. Ogni sera vengono fuori nuovi spunti, nuove scoperte. Perché è ricco di profondità. L’autore cerca di scoprire il mistero dell’animo umano, come ha sempre fatto". E’ vero che c’è un legame ‘personale’ che la lega a lui?

"Sì, mio padre, che era serbo-montenegrino, scriveva per il teatro, e conobbe Pirandello. Lui gli diede anche il permesso di tradurlo, come testimonia una lettera che abbiamo sempre conservato. Poi, per vari motivi, non se ne fece nulla".

Senta, lei al cinema ha lavorato con una impressionante serie di grandi registi: Fellini, Buñuel, Tarkovskij, Oshima, Bertolucci, Scola, Monicelli, Lina Wertmüller, Dino Risi... Non ci sono più i Maestri di una volta?

"Credo che anche oggi ci siano dei grandi talenti. Il talento si ripropone continuamente nella Storia. Ognuno ‘segue’ i suoi tempi".

Come vive la grande popolarità datale dalle fiction, ‘Un medico in famiglia’ su tutte?

"La popolarità ti fa desiderare di andare oltre, di fare progressi. Cinema, teatro, tv... alla base c’è sempre la voglia di esibirsi, di piacere al pubblico, ma anche di fantasticare, di non perdere il senso infantile di inventare maschere e giocare con esse".

Raimondo Montesi