
L’assessore regionale Saltamartini
Si alza il velo sulla Rete odontoiatrica regionale, un progetto che promette di cambiare le carte in tavola per migliaia di marchigiani che fino a oggi hanno dovuto rinunciare alle cure dentali. Troppo care quelle private, troppo scarse quelle pubbliche. L’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, durante la presentazione in Regione, non ha usato giri di parole: "Con l’attivazione della rete odontoiatrica regionale garantiamo ai pazienti con fragilità cliniche, fra i quali anche gli oncologici, e alle persone che versano in situazioni di difficoltà economica, le prestazioni odontoiatriche di cui hanno necessità". Una promessa che suona come musica per le orecchie di chi ha dovuto convivere con il mal di denti perché il portafoglio non gli permetteva di recarsi dal dentista. La realtà è ben nota: molti trattamenti specialistici il privato neanche li prende in considerazione. Troppo complicati, troppo lunghi, troppo poco remunerativi. "Diamo una risposta importante a tante persone che hanno bisogno di trattamenti sanitari di alta specializzazione sanitaria, che spesso non vengono erogati dal sistema privato", ha confermato Saltamartini, mettendo il dito nella piaga di un sistema che lascia indietro proprio chi ha più bisogno. Marco Messi, che di questa rete è il regista operativo oltre che direttore dell’odontoiatria dell’Ast di Ancona, spiega il meccanismo: "Con l’istituzione della rete è stato possibile condividere i cosiddetti percorsi diagnostici terapeutico-assistenziali (Pdta) e integrare l’attività di tutte le unità operative coinvolte". Tradotto: ora i medici si parlano, condividono protocolli, non si improvvisa più, si cresce insieme. E la tecnologia fa la sua parte. Cartelle cliniche digitalizzate, prenotazioni interconnesse, monitoraggio in tempo reale. Roba che fino a ieri sembrava fantascienza.
"La rete è nata proprio per garantire percorsi che facilitano l’accesso ai pazienti che necessitano di una maggiore assistenza, come quelli con fragilità cliniche", precisa Messi. I numeri del 2024 raccontano una storia di bisogni enormi e risposte ancora disomogenee: 56mila prestazioni erogate, con Ancona che da sola ne ha fatte il 46%, mentre Pesaro Urbino e Macerata insieme arrivano al 33%. Un disequilibrio che la rete dovrebbe contribuire a correggere. Ma c’è un dato che fa riflettere: il 65% delle prestazioni viene erogato direttamente dal pubblico. Significa che quando il sistema sanitario pubblico ci mette la faccia, i risultati si vedono. L’utenza racconta, poi, una storia sociale precisa: il 55% delle cure va agli over 65, il 28% a persone clinicamente fragili. Sono i più esposti, quelli che il mercato privato spesso considera poco convenienti.
Giuseppe Poli