Veneziani alle prese col nichilismo: "E’ il sottofondo di questa epoca"

Marcello Veneziani affronta il nichilismo contemporaneo al festival 'Popsophia', sottolineando la presenza di accidia e frenesia. Il '68 e la musica rock rappresentano invece un'epoca di agitazione e scontento globale. Vasco Rossi emerge come simbolo di questa inclinazione, con richiami indiretti a Nietzsche.

Veneziani alle prese col nichilismo: "E’ il sottofondo di questa epoca"

Veneziani alle prese col nichilismo: "E’ il sottofondo di questa epoca"

E’ Marcello Veneziani l’ospite più atteso della seconda giornata del festival ‘Popsophia’. Stasera (ore 21.15) alla Mole il noto giornalista, filosofo e scrittore sarà protagonista del primo philoshow, dal titolo ‘Il male del nostro tempo: nichilismo, scontentezza, canzonette’.

Veneziani, pensa che nichilismo e ‘indolenza’ siano tratti più caratteristici degli ultimi anni che del recente passato, nel dopoguerra?

"Direi che il nichilismo sia il sottofondo dell’epoca nostra, un nichilismo pratico, che sconfina nel cinismo e nella tentazione del non essere, il rifiuto della realtà. Più che indolenza si può parlare in alcuni casi di accidia; a volte il nichilismo si accompagna alla frenesia, all’attivismo assoluto benché insensato".

Non pensa che il ‘68, da lei spesso criticato, sia stato un momento storico assai poco ‘indolente’, almeno per i giovani, e proprio la musica rock dell’epoca ne è una testimonianza?

"Infatti, il ‘68 è tutto meno che indolente, nasce all’insegna di agito ergo sum, anzi agitamus ergo sumus; è agitato e agitatore, a tratti esagitato. La musica rock si oppone ai ‘lenti’ della melodia romantica e sentimentale. Di quell’ondata ci restò in eredità lo ‘scontento globale’".

Quali sono a suo parere gli autori, o i brani, che meglio rappresentano il malessere, il disagio di cui lei parla?

"Non sono un esperto, numerosi sono i simboli globali di questa inclinazione musicale verso il nulla, il perdersi, lo sconfinare. Da noi sicuramente Vasco Rossi è il nome più eclatante, il ‘cantante maledetto’ per antonomasia. L’analisi più acuta la fece Manlio Sgalambro nella ‘Teoria della Canzone’.

Vasco Rossi, l’uomo che cerca una ‘vita spericolata’, una vita ‘che se ne frega di tutto sì’, è notoriamente un lettore di Nietzsche. Ma c’è davvero bisogno di scomodare il filosofo o alla fine, per dirla con Edoardo Bennato, ‘sono solo canzonette’?

"No, penso che Nietzsche abbia inciso di riflesso, indirettamente, non per conoscenza diretta del suo pensiero. Credo che sia un atteggiamento e un riecheggiare del suo ‘vivi pericolosamente’ e del suo andare ‘al di là del bene e del male’. Quel che colpisce, semmai, è che i pensieri alti come i cieli in burrasca si riflettano anche in basso, nelle pozzanghere stradali della quotidianità, inclusa la musica leggera. A dimostrazione che esiste un clima d’epoca che i filosofi chiamano Zeitgeist. Che colpisce ‘in alto e in basso’, per dirla con Zarathustra".

Raimondo Montesi