Violenze in casa tra sordomuti, sotto accusa un camionista 49enne

Violenze in casa tra sordomuti, sotto accusa un camionista 49enne

Violenze in casa tra sordomuti, sotto accusa un camionista 49enne

Botte alla moglie e alla figlia di lei che volevano uscire e frequentare altre persone oltre all’ambiente familiare. Il marito della donna, un 49enne, camionista, le avrebbe fatte vivere nel terrore, per tre lunghi anni, dal 2013 al 2016. Un clima di paure che si è consumato in un ambito già delicato perché sia l’imputato che la moglie sono sordomuti. La figlia della donna è affetta invece da sordità. Difficile che qualcuno, soprattutto tra i vicini di casa, si accorgesse di quello che stava accadendo ad una bambina di 8 anni e alla sua mamma che oggi ha 41 anni. Stando alle accuse il 49enne, anconetano, avrebbe alzato le mani su entrambe ma sempre quando rimaneva solo o con l’una o con l’altra. Alla moglie sarebbe arrivato anche a picchiarla con un attaccapanni, rompendole quasi l’osso sacro e facendola finire in ospedale con dieci giorni di prognosi. Il camionista è finito a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate e mercoledì è stato condannato a quattro anni e due mesi di carcere dal giudice Pietro Merletti. In aula era difeso dall’avvocato Alessia Barcaglioni. Prima di emettere sentenza sono state sentite le due persone offese, madre e figlia, con l’aiuto di un interprete della lingua dei segni, e anche una poliziotta che aveva raccolto la denuncia. La ragazzina, oggi ormai maggiorenne, ha confermato che il patrigno voleva esercitare su di lei la potestà genitoriale, come se fosse stato il suo vero padre e per questo lei doveva ubbidirgli. La coppia si era conosciuta anni prima, tramite internet, e poi era convolata a nozze. Iniziata la vita da sposati, insieme anche alla bambina che la donna aveva avuto da una precedente relazione, il 49enne non voleva che la moglie uscisse di casa, che vedesse le amiche. "Domani non tornare con tua figlia – l’avrebbe minacciata – o vi ammazzo entrambe". L’episodio dell’attaccapanni ieri è stato riferito in aula dalla parte offesa. Risale al 29 febbraio del 2016. C’era stato un litigio e il marito prima l’avrebbe presa a calci sulla schiena e poi l’aveva bastonata con l’attaccapanni provocandole diverse lesioni.

E’ stato quell’episodio che ha convinto la donna a rivolgersi alla questura per denunciare il marito. Madre e figlia sono finite in una comunità protetta. L’imputato ha sempre negato i fatti.

Marina Verdenelli