Botte al tecnico che aveva svelato il raggiro. Il testimone dell’aggressione parla in aula

Il pestaggio da parte di due fratelli albanesi tre anni fa a Porto d’Ascoli

"Ho sentito delle urla e degli strepiti tanto che poi sono intervenuto per vedere cosa stava succedendo". E’ questo il racconto di un testimone del processo che vede due fratelli albanesi di 42 e 46 anni accusati davanti al tribunale di Ascoli di tentata violenza privata, lesioni aggravate e calunnia per fatti avvenuti a Porto d’Ascoli il 18 marzo 2021. Quel giorno si presentarono in uno studio tecnico pronunciando frasi minacciose nei confronti di una persona che lavorava lì.

"Sei un infame, mi hai messo in mezzo alla merda, tutto questo te lo rigiro contro, ammazzo a te e alla tua famiglia, stampati bene la mia faccia perché se non risolvi oggi la questione la prossima volta mi vedrai con la pistola puntata sulla tua tempia".

Il malcapitato è stato malmenato con diversi colpi, gomitate e calci alla testa e alla schiena; gli hanno anche bloccato il capo contro una parete procurandogli lesioni. Due giorni dopo i fratelli albanesi vennero arrestati dagli agenti del commissariato di San Benedetto. Le indagini hanno accertato l’origine e le motivazioni dell’aggressione da rinvenirsi in una pregressa attività di indagine della Procura e della Guardia di Finanza nel corso della quale uno dei due fratelli, titolare di un’attività di rivendita di auto, era stato denunciato per una serie di alterazioni al ribasso del chilometraggio di quelle vendute, con denuncia per truffa anche da parte dalla vittima dell’aggressione. E’ emerso che l’aggressione era appunto tesa a far ritirare con minaccia e violenza la querela.

In occasione della prossima udienza sarà sentita anche la vittima della violenta aggressione, parte civile assistito dall’avvocatessa Rita Occhiochiuso.

p. erc.