Ex carabiniere a processo De Palo: "Non è vero che chiedevo dei regali"

Monsampolo, con lui era indagato anche Antonio Cianfrone, ucciso sulla pista ciclabile di Spinetoli nel 2020. Le dichiarazioni in aula.

Ex carabiniere a processo  De Palo: "Non è vero  che chiedevo dei regali"

Ex carabiniere a processo De Palo: "Non è vero che chiedevo dei regali"

"Non è vero che chiedevo e ottenevo regalie. Quello che ho preso in queste attività commerciali l’ho sempre pagato". Così si è difeso l’ex comandante dei carabinieri di Monsampolo Francesco De Palo nel processo a suo carico che procede davanti al tribunale di Ascoli e si avvia ormai alle battute finali. Nel processo, che riguarda fatti collocati fra il 2012 e il 2014 sono imputati anche due cittadini di nazionalità cinese, Naiqi Dong e Guohua Hu, mentre un ragazzo di Castel di Lama ha patteggiato. L’accusa del pm Monti ai militari è di aver chiesto in più occasioni denaro e regalie a commercianti della zona per chiudere un occhio su controlli amministrativi. L’ex comandante De Palo, difeso dall’avvocato Indiveri, deve rispondere di concussione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti d’ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio. Tentato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina l’imputazione a carico di un cinese, mentre l’altro è accusato di favoreggiamento; sono difesi dall’avvocato Angelozzi. Nel corso dell’ultima udienza De Palo ha reso un lungo interrogatorio durante il quale ha risposto alle domande di pm, dei giudici del Collegio (Panichi, D’Ottavi, Proietti) e difensore. Ha ripercorso tutta la vicenda rendendo risposte corredate da una significativa serie di importanti particolari per dimostrare la sua innocenza. Nella vicenda era stato coinvolto anche l’ex vice comandante della stazione dei carabinieri di Monsampolo Antonio Cianfrone, ucciso a colpi di pistola il 3 giugno 2020 mentre si trovava lungo la pista ciclabile di Spinetoli; per questo nei suoi confronti il Collegio ha già emesso una sentenza di non doversi procedere. Al termine del processo di secondo grado, per il suo assassinio premeditato sono stati condannati all’ergastolo i coniugi Giuseppe Spagnulo e Francesca Angiulli, accusati di essere gli assassini. Entrambi sono rinchiusi in carcere e professano la loro innocenza. La vicenda finirà certamente davanti alla Corte di Cassazione all’esito della pubblicazioni delle motivazioni che hanno portato alla condanna in secondo grado.

Peppe Ercoli