ANTONELLA COPPARI
Cronaca

Il confronto sulla giustizia. Arrivano le pagelle ai giudici. Ma saltano i test psicologici

Il Cdm vara i decreti attuativi della riforma Cartabia. Non c’è la separazione delle carriere. Crosetto frena le polemiche e propone un incontro col presidente Anm. "Riferirò alle Camere".

Il confronto sulla giustizia. Arrivano le pagelle ai giudici. Ma saltano i test psicologici

Il confronto sulla giustizia. Arrivano le pagelle ai giudici. Ma saltano i test psicologici

Per ora il governo si ferma alle pagelle. Non dà seguito né alla denuncia fragorosa di Crosetto né ai test psico-attitudinali per l’ingresso in magistratura. Nei due decreti attuativi della riforma Cartabia varati ieri, il Consiglio dei ministri dà il via libera "solo" alle valutazioni per le toghe. Contemporaneamente, bombardato per 48 ore dall’opposizione ("vada in procura e riferisca in aula" riassume il leader M5s Conte), il ministro della Difesa derubrica la denuncia delle manovre di parte della magistratura per abbattere l’esecutivo a un sentito dire, chiacchiere in libertà riportate da chissà chi. Trattasi "non di attacco, ma di preoccupazione" da parte di chi "voleva solo difendere le istituzioni". A riprova propone un incontro con il direttivo e il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia che dice: "Deve fugare sospetto e ombre". E promette di riferire in Parlamento. Il Pd propone l’Antimafia, per Crosetto l’importante sarebbe un’audizione a porte chiuse.

Sul fronte dei decreti la mano non poteva essere più leggera. Del resto era già chiaro da quando il 28 aprile scorso il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva nominato una commissione per studiare le nuove norme sulle toghe fuori ruolo inserendo 18 magistrati, di cui 10 fuori ruolo, su 26 membri. Le nuove regole cambiano poco: il numero dei magistrati fuori ruolo scende da 200 a 180 e il limite diventa di 7 anni. Più affilato sarebbe stato l’introduzione dei test attitudinali per l’ingresso in magistratura "già usati a cadenza periodica – notano al governo – per le forze dell’ordine". Per ora non se n’è fatto niente, ma il sasso lanciato dal sottosegretario Alfredo Mantovano in sede di pre-consiglio "di estendere le prove preliminari ai pubblici ufficiali con alti incarichi di responsabilità da cui dipende la libertà dei cittadini", è sul tavolo. Nel decreto varato restano le "pagelle". Finora la valutazione dei magistrati doveva essere ogni quattro anni, ora sarà "continua". Le voci in base alle quali il Csm dovrà esprimere il giudizio non sono sorprendenti: produttività, laboriosità, diligenza, imparzialità. Dopo le eventuali valutazioni positive, è stata inserita una seconda valutazione (con parere da discreto a ottimo) in merito alla capacità di "organizzare il lavoro": se ne terrà conto al momento di assegnare incarichi direttivi. Nel caso di valutazione non positiva o negativa si prevedono penalizzazioni economiche e di carriera.

Insomma la classica riformetta. Del resto Giorgia Meloni, la crociata contro le toghe non la vuole. La marcia indietro di Crosetto è dovuta non agli strali dell’opposizione ma alla moral suasion del suo partito. Che, non a caso, aveva evitato commenti. L’unico a esporsi è proprio Mantovano: "Con la magistratura il lavoro deve essere congiunto e guardare alla sostanza. Questo non sempre avviene, per esempio quando c’è un atteggiamento ideologico, come nel caso di alcuni provvedimenti sull’immigrazione". Ben più netto il vicesegretario leghista Andrea Crippa: "Crosetto ha ragione, gran parte della magistratura ha sempre dimostra che il centrodestra quando è forte deve essere colpito". E tuttavia sarebbe sbagliato pensare a una sconfessione da parte della premier. Per quanto Crosetto neghi, e non potrebbe fare altrimenti, è impossibile credere che Meloni non fosse stata messa al corrente di un’uscita la cui esplosività era chiara. L’affondo voleva essere un segnale.

Per ora restano nel cassetto la riforma Nordio con la separazione delle carriere e i test psico-attitudinali, cari a Berlusconi e FI. Ma Giorgia non è affatto convinta che la magistratura intenda rispettare la tregua. Il campanello d’allarme è suonato con il pronunciamento del potere togato contro il premierato. Così, lei ha preso le "voci" origliate da Crosetto molto più sul serio di quanto non faccia credere. Teme, come il suo ministro, che possano essere in arrivo colpi duri contro qualche ministro, con particolare timore per quelli a lei più vicini. Di qui il semaforo verde per Crosetto. Giorgia non vuole la guerra ma se a rompere la tregua sarà il potere togato, è pronta a rendere pan per focaccia.