La chiesa nel tufo. Oggi ’La Sportella’ è quasi irriconoscibile

Riccardo Treggiari guida alla scoperta della Città dei Sibillini, dove emerge una muraglia tufacea che nasconde un antico Santuario della Madonna della Portella, meglio conosciuto come "La Sportella". Una scoperta che affonda le sue origini nella prima metà del 1500.

Il cammino di oggi è ben indicato da Riccardo Treggiari, già sindaco di Amandola, già pilota militare, ingegnere. Un amante della sua terra. È anche il propugnatore della Città dei Sibillini. Lo seguiamo su per la collina che si fa pian piano montagna. Verso Garulla. Se avete fiato, a piedi è meglio. Dopo una serie di tornanti, "voltatevi alla vostra destra", è l’invito di Riccardo, perché possiamo "ammirare una muraglia verticale tufacea". Ma non è tutto. "Nel suo fronte di oltre un chilometro, in sommità" c’è un’altra sorpresa: da quella muraglia "emerge la parte terminale di un piccolo campanile". È una sorpresa e una scoperta. Chissà quanti di noi sono passati da lì ma non hanno scorto, visto, capito "che dietro quel diaframma grigio si nasconde quello che fu il Santuario della Madonna della Portella, meglio conosciuto come "La Sportella"". Noi non sappiamo se effettivamente fu un Santuario o così è stato ribattezzato dalle comunità che all’intorno vi vivevano. Resta il fatto che esisteva una chiesa la quale continua Treggiari, "oggi è quasi irriconoscibile" ma che "affonda le sue origini nella prima metà del sedicesimo secolo". Il 1500 fu un periodo travagliato per le genti del Fermano, siano esse della costa che dell’alta collina, senza dire di Fermo e del suo circondario. Ma torniamo a La Sportella che aveva un "collegamento con la chiesa interna di San Tommaso, nel centro storico di Amandola". Il piccolo edificio sacro "nasce – è ancora Riccardo a spiegare - come Cappella della Madonna scavata all’interno della roccia. Anche se tradizione e logica territoriale vorrebbero quel luogo di spettanza dei Benedettini di Sant’ Anastasio, nel 1540 vi si insediarono i Cappuccini che vi rimasero fino al 1626, anno del trasferimento nel Convento omonimo sito sul colle del Marrubbione di Amandola". Santuario o solo chiesa, "vi si svolgevano grandi feste nel periodo pasquale: tanto era l’afflusso dei forestieri che il Comune si vedeva costretto a rilasciare, agli stessi, specifico salvacondotto per garantire l’ordine pubblico". Poi gli anni passano, i decenni si ammucchiano e La Sportella perde la sua originaria importanza. "Subito dopo l’unità del Regno d’Italia, - conclude la nostra guida - nel 1869 il Demanio vendette il Santuario alla famiglia Pasqualetti Ricci, che lo restaurò a proprie spese e lo restituì alla frequenza dei fedeli il giorno di Ferragosto del 1889. Poi, il lento declino che porta La Sportella all’ odierno anonimato". E noi la riscopriamo.

Adolfo Leoni