La mostra ’Crisis’ vale come ultimo avviso La necessità di riconnettersi con l’ambiente

Un biberon pieno di sabbia e la scritta ’2050’: la distopia è il contrario dell’utopia.

La mostra ’Crisis’ vale come ultimo avviso  La necessità di riconnettersi con l’ambiente

La mostra ’Crisis’ vale come ultimo avviso La necessità di riconnettersi con l’ambiente

"Crisis" è una mostra o forse più di questo, forse un grido d’allarme. La prima cosa che ci viene spiegata durante la visita guidata è il significato della parola Crisis, cioè Scelta. "Tra che cosa?" chiediamo tutti, "tra il disastro e la necessità di cambiare immediatamente rotta e riconnettersi con l’ambiente", ci viene risposto. Eppure all’ingresso i nostri occhi sono catturati da immagini di bellezza. Sono i fondali del nostro mare. Sì proprio quello qui davanti a noi, quello in cui non vediamo l’ora di immergerci. È l’esposizione di oltre cento foto della mostra "Mare dentro": fauna, flora marina, colori, meraviglia.

"Questo è bello!" esclama qualcuno, stupito di non trovare la ‘crisi’. Ma poi si segue la guida verso la seconda esposizione: "L’ambiente manifesta". Un lungo corridoio ricco di immagini strane, difficili.

O forse no. Ci sono manifesti di illustratori di tutto il mondo, "un futuro distopico" ci dicono. "Che vuoi dire?" chiediamo. "La distopia è il contrario dell’utopia, è il contrario del sogno di un mondo ideale, armonioso, perfetto". Il contrario, ci spiegano.

E tutti guardiamo. C’è l’immagine di un biberon, su fondo nero, la scritta in alto "2050". Il biberon è pieno di sabbia. Sì, è il contrario.