L’addio al dottor Marconi. La città piange l’urologo

Da poco tempo era andato in pensione, era ricoverato alla clinica. San Marco combattendo con il sorriso. Oggi pomeriggio i funerali .

L’addio al dottor Marconi. La città piange l’urologo

L’addio al dottor Marconi. La città piange l’urologo

"Baffo e sorriso". Se ad un suo paziente, amico o collega, si davano questi due semplici indizi, la risposta era automatica: "Fabrizio!". I tratti distintivi del dottor Marconi, Fabrizio per tutti, erano d’altronde, inconfondibilmente, questi. Se n’è andato quasi all’improvviso, a un mese e mezzo dal 69esimo compleanno (era nato il 23 novembre del ’54) e a troppo poco tempo dalla pensione, conseguita dopo una vita di appassionato e instancabile lavoro all’ospedale Mazzoni. Aveva scoperto la malattia da circa un anno e fin dal primo momento aveva fatto di tutto per fronteggiarla. Nelle ultime settimane, però, il quadro è peggiorato rapidamente, fino all’epilogo di ieri alla clinica San Marco, struttura con cui aveva collaborato e dove era ricoverato. Pur nella sofferenza, aveva affrontato il combattimento con fede e a tratti col sorriso, arrivando a fare autoironia, con la sua consueta giovialità, riguardo il fatto di ritrovarsi a fronteggiare un male che tante volte, da medico, aveva lui stesso individuato e contribuito a vincere: "Sono come il calzolaio che va in giro con le scarpe rotte" aveva sdrammatizzato, sorridendo dolcemente davanti ad un vecchio amico preoccupato.

La gioventù a Rotella, suo paese di origine, poi gli studi a Bologna, la laurea nel ’79, la specializzazione in urologia, il matrimonio con la professoressa di inglese Alessandra Costantini, la nascita delle figlie Arianna e Roberta e infine la gioia di diventare nonno: Fabrizio ha costruito la sua esistenza dedicandosi alla professione e alla famiglia, a cui era legatissimo. Proprio i familiari, a cominciare dal caro fratello Paolo fino alle nipotine Emilia e Olivia, oggi alle 16 lo accompagneranno nella chiesa di Santa Maria Goretti, dove si svolgeranno i funerali. Con loro, gli amici, i conoscenti e i pazienti che hanno avuto la possibilità di apprezzarne la generosità, la competenza e l’umanità: saranno tantissimi.

Gigi Mancini