L’Archivio di Stato compie 70 anni: "Recuperiamo la serietà della ricerca"

Il direttore della sede ascolana: "Ripartiamo dai bambini perché si impari la pazienza e l’approfndimento"

L’Archivio di Stato compie 70 anni: "Recuperiamo la serietà della ricerca"

L’Archivio di Stato compie 70 anni: "Recuperiamo la serietà della ricerca"

L’Archivio di Stato di Ascoli spegne 70 candeline, e festeggia il traguardo oggi pomeriggio nella sede, partecipando al festival nazionale ‘Archivissima, la notte degli archivi’ con una mostra a tema, una tavola rotonda e un momento di convivialità all’aperto. L’evento ingloba il compleanno dell’istituzione ascolana, ripercorrendo la sua vita dal 1954 ad oggi, passando in rassegna tutte le date più importanti: dall’istituzione e progettazione dello stabile ad opera di Elio Lodolini, all’acquisto da parte del ministero della Cultura. "Abbiamo una forte radicazione nella tradizione archivistica ‘classica’ – commenta il direttore Emanuele Tedeschi –, però aperta alle esigenze che ci sono e che ci saranno in futuro. Conserviamo circa 12 chilometri di documentazione, per lo più su supporti tradizionali (pergamene, carta, lastre fotografiche). Quello che siamo chiamati ad affrontare come archivisti è rispondere ad un cambiamento già in atto da anni: non si conserveranno più carte e pergamene ma byte".

Direttore, ‘digitalizzazione’ è un termine quasi abusato, cosa vuol dire per un archivista? "Innanzitutto, è una bellissima opportunità per abbattere le barriere e facilitare la consultazione. Però da archivista non devi limitarti a ‘fotocopiare digitalmente’ il pezzo di carta o di pergamena o di papiro, ma devi contestualizzare quel documento per agevolare la ricerca".

‘La notte degli archivi’ quest’anno ha come tema ‘passioni’. Che significa per voi? "Questo lavoro lo fai per passione, e di passione qui in Archivio ce ne è stata tanta in settant’anni. A partire dal fatto di costruire una sede degna di questo nome per ospitare un istituto così importante. Bisognerebbe poi far rinascere la passione per la ricerca. Ad esempio, la prima domanda di studio presentata nel 1954 è stata una domanda per una tesi di laurea. Oggi di tesi che prevedono ricerche archivistiche se ne vedono poche. Si è perso un po’ il valore etico e morale del fare ricerca sulle fonti documentarie seriamente. Per questo abbiamo scelto di ripartire dai bambini. Perché imparare la pazienza, l’analisi, l’approfondimento che una ricerca puntuale richiede allo studioso è una scuola di vita. Abbiamo tre proposte didattiche, che solo in questo 2024 hanno visto coinvolti ben 396 studenti. Tutto ciò anche grazie ai docenti, che ci permettono di fare davvero didattica laboratoriale e non semplici visite guidate. Un ‘investimento’ a lungo termine, un segnale di prospettiva e speranza. E anche se a livello di tempo e lavoro si aggiunge al resto, non possiamo non farlo. Questo è passione".

Ottavia Firmani