Marche e Fermano dal 1951 al 2030. I due distretti

Nel 1951 il Veneto, le Marche e la Basilicata erano regioni economicamente svantaggiate. Nel 1972-73, con la fine del contratto mezzadrile, giovani trovarono lavoro grazie a riforme coraggiose. Nel 1985 nascono distretti industriali nelle Marche, ma nel 1999 la globalizzazione porta alla chiusura di molte aziende. Nel 2030, il futuro del fermano e delle Marche dipenderà dalla capacità di innovare e competere nel mercato mondiale.

1951 - Primo censimento socio-economico post-guerra, tra regioni risultarono, tra altre, di povera economia. Veneto-Marche-Basilicata. Condizione sociale prevalentemente di sotto sviluppo. Non solo per il contratto mezzadrile.

1972 - 73 - Il governo lo abolisce consentendo ad una grande massa di giovani già mezzadri di trovare lavoro nelle due coraggiose riforme in crescita, socio-economica ed agroindustriale. 1985 - Nascono, nelle Marche, tre distretti industriali, tra i più grandi d’Europa: mobile di Pesaro - calzaturiero fermano - maceratese - moda - cappello provincia di Fermo. L’Istao di Giorgio Fuà e Giuseppe De Rita del Censis rilevarono le non previste autentiche riforme, del fermano in particolare. Con 5000 aziende calzaturiere e 500 UL (unità locali) e 95 moda-cappello. Il fenomeno suscitò interesse di economisti e governi occidentali ed asiatici. Il fermano, comune e Confindustria Fermo (allora Uif) accolsero delegazioni di governi dei citati continenti Cinesi e Polacchi in particolare.

1999 - Con l’inizio della globalizzazione tutti i 145 distretti industriali italiani subirono massicce chiusure di aziende. Oltre duemila calzaturifici del fermano. Quattrocento mobilifici di Pesaro, mentre rimasero e resistettero quelle della ’moda cappello’ seppure oscurate e dipendenti dalle grandi griffe europee con i loro brand.

2030 - Come sarà o dovrebbe essere il sistema socio economico e agroindustriale del fermano e delle Marche a fine attuale decennio Raffaele Polato scrive: "Nelle Marche 28 grandi aziende sono già nel futuro del mercato mondiale. Nello stesso tempo ci saranno anche la’meccanica iesina’ ’il bianco di Fabbriano’, ’Il mobile di Pesaro’ e il nostro calzaturiero riusciranno a mantenere le attuali quote di mercato. Essendo già oggi occupato, oltre il 30% dalla sola Cina, mentre altri grandi paesi del prossimo Brics, già in notevole sviluppo, mirano a grandi quote dello stesso. Non è mai troppo tardi promuovere strumenti non solo politici, per formulare ipotesi ed iniziative per il futuro del nostro territorio. In un sistema di mercato planetario possono starci solo chi produce sempre nuovi manufatti. Si deduce che il fattore ricerca sarà scelta prioritaria per ogni paese e territorio che aspirino ottenere sviluppo socioeconomico industriale.

Ubaldo Renzi,

già componente

segreteria tecnica distretti industriali italiani