No alla ’legge bavaglio’. Il procuratore Monti:: "Diritto d’informazione"

"In una società democratica la gente deve sapere che una persona è stata arrestata e perché, rischiamo di tornare all’epoca dei ‘desaparecidos’".

No alla ’legge bavaglio’. Il procuratore Monti:: "Diritto d’informazione"

No alla ’legge bavaglio’. Il procuratore Monti:: "Diritto d’informazione"

Il via libera dell’Aula della Camera all’emendamento Costa alla legge di delegazione europea che introduce il divieto di pubblicazione "integrale o per estratto" del testo dell’ordinanza di custodia cautelare fa discutere non solo il mondo dell’informazione ma anche la stessa magistratura, parte della quale avanza significative critiche. Tra coloro che auspicano un immediato ripensamento c’è anche il procuratore capo della Repubblica di Ascoli Umberto Monti che si è unito alle voci contrarie al provvedimento del Governo Meloni insieme ai responsabili delle Procure di Verona, Pescara, Bari e Palmi. Il testo originario dell’emendamento Costa prevedeva il "divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare" fino alla conclusione delle indagini o dell’udienza preliminare, mentre nella riformulazione proposta dal governo si parla di divieto di pubblicazione "integrale o per estratto" del testo dell’ordinanza.

Procuratore Monti, quale critica muove a quella che il mondo dell’informazione ha già ribattezzata "legge bavaglio"?

"Va premesso innanzitutto che in una società democratica la gente deve sapere che una persona è stata arrestata e perché, altrimenti rischiamo di tornare all’epoca dei ‘desaparecidos’, quando i regimi facevano sparivano le persone e nessuno ne sapeva più niente. Anzi, paradossalmente sarebbe più opportuno quasi obbligare i mezzi di informazione a pubblicare le ordinanze integralmente, così che lo stesso lettore possa giudicare se, nel redigere l’articolo su un fatto di interesse pubblico, il giornalista ha fatto la giusta e corretta sintesi, anche a garanzia e tutela dei diritti della persona sottoposta alla misura cautelare in questione. Decisamente meglio che complicare il suo lavoro obbligandolo a una sintesi utilizzando solo stralci dell’ordinanza".

Come si regola nel suo ufficio riguardo ai rapporti con la stampa?

"Ci sono in Italia Procure che, in presenza di un’ordinanza emessa per un fatto di palese interesse pubblico, consegnano alla stampa il provvedimento. Io ai giornalisti preferisco fare un comunicato, piuttosto che consegnare le ordinanze. Devo comunque anche dire che le ordinanze non sono segrete e in presenza di un dimostrato interesse pubblico possono essere fornite alla stampa. Credo sia questione di trasparenza consentire ai mezzi di informazione acquisire le ordinanze previa formale richiesta e pagando i diritti di cancelleria. Tutt’altro discorso, chiaramente, in presenza di fatti che coinvolgono minorenni o la cui divulgazione completa possa ledere vittime di reati, etc. In questi casi la riservatezza assoluta è d’obbligo".

Riconosce quindi il diritto all’opinione pubblica di essere informata.

"Si tratta di garantire il diritto all’informazione, ma anche un "controllo" pubblico sull’operato della magistratura. La presunzione di innocenza in tutto questo non c’entra nulla".