Peschereccio affondato al porto. Analisi per capire le cause

Il peschereccio "Mostrillo" affondato a San Benedetto è stato tirato a secco per le perizie tecniche. Inchiesta aperta sulla causa dell'affondamento. Sub sommozzatori indagano sull'Antonio Padre.

Peschereccio affondato al porto. Analisi per capire le cause

Peschereccio affondato al porto. Analisi per capire le cause

Non vi sarebbe una falla, almeno visibile, sul peschereccio "Mostrillo" affondato a ridosso della banchina di riva nel porto di San Benedetto nella serata di lunedì scorso. Saranno, a ogni modo, le perizie tecniche a stabilire le cause di quanto accaduto. L’unità da pesca dell’armatore e comandante Nicola Ceroni Ciccotosto, è stata tirata a secco nel pomeriggio di mercoledì con grandi gru e poi caricata sul carro ponte della ditta Navaltecnica Piergallini costruzioni. Il natante è stato lasciato nell’area portuale in attesa di essere affidato ai cantieri Ascolani che sono specialisti nel lavoro su scafi di legno. Sul caso, com’è noto, è stata aperta una inchiesta della capitaneria di porto di San Benedetto che dovrà attendere la relazione tecnica del cantiere per stabilire le cause dell’affondamento. Accertamenti sono in corso anche sulle modalità di rientro in porto del natante quando l’equipaggio si è accorto che lo scafo stava imbarcando acqua in condizioni di mare difficili. Si è detto che sarebbe stato colpito da una violenta ondata. Le cause dell’affondamento, quindi, sono ancora tutte da chiarire. Un pool di tecnici, invece, sta lavorando sull’affondamento dell’Antonio Padre avvenuto nella notte di giovedì scorso 18 aprile, dopo la collisione contro un traliccio della dismessa piattaforma "Fabrizia 1". I sub del primo nucleo sommozzatori della guardia costiera di San Benedetto, comandante Giuseppe Simeone, nei giorni scorsi hanno eseguito una prima immersione in condizioni di scarsa visibilità ed hanno relazionato agli organi competenti. Al momento non sono stati evidenziati fenomeni di inquinamento, ma il monitoraggio resta costante. Con i giorni che passano il relitto diventa sempre più inglobato nel fondale ed un’eventuale decisione di recupero sempre più complicata.

Marcello Iezzi