Peschereccio, anche i sub in campo

Operazione di recupero complicata al porto dopo l’affondamento del ’Mostrillo’: caccia alle cause

Peschereccio, anche i sub in campo

Peschereccio, anche i sub in campo

Giornata impegnativa nel porto di San Benedetto dove le operazioni di recupero del peschereccio ’Mostrillo’, dell’armatore Nicola Ceroni Ciccotosto, affondato nella tarda serata di lunedì, sono iniziate di buon’ora con l’arrivo di due potenti gru. Terminata la messa in opera dei mezzi meccanici è iniziato subito il summit fra tutti gli enti e gli operatori interessati, per coordinare le attività da mettere da campo. Le due gru hanno operato simultaneamente per issare il battello lungo 21 metri che era adagiato in prossimità della banchina di riva, dove vi è una profondità di circa tre metri. Al lavoro, oltre ai tecnici della ditta che ha disposto le due gru, vi sono stati i sommozzatori del nucleo subacqueo dei vigili del fuoco di Teramo, supportati dai pompieri del comando provinciale di Ascoli. Tutte le attività sono state coordinate dalla capitaneria di porto di San Benedetto. Intorno alle ore 14 il natante, imbragato dai sommozzatori, è stato sollevato e riportato quasi in linea di galleggiamento. Particolare attenzione è stata riservata alla salvaguardia dell’ambiente e per fortuna non vi sono stati sversamenti di gasolio, tranne poche tracce oleose trattenute dalle panne assorbenti e di protezione.

Ora sarà possibile stabilire le cause che hanno determinato la massiccia infiltrazione di acqua nello scafo costringendo il comandante all’immediato rientro in porto del peschereccio portando in salvo l’equipaggio. Il tentativo di prosciugare l’imbarcazione con le pompe barellabili dei vigili del fuoco non hanno evitato l’affondamento del peschereccio che è stato tirato a secco nel pomeriggio di ieri. Intanto i militari del primo nucleo sommozzatori della guardia costiera di San Benedetto, comandante Giuseppe Simeone, hanno eseguito il primo sopralluogo sul relitto del peschereccio Antonio Padre, affondato la notte di giovedì scorso dopo la violenta collisione contro i resti della piattaforma ’Fabrizia 1’ a 6 miglia dalla costa ed a circa 20 metri di profondità.

Un’immersione difficile a causa della scarsissima visibilità, meno di mezzo metro, della forte corrente sottomarina a seguito delle condizione meteo di questi giorni e della presenza di reti che avvolgono il relitto. Tutte situazioni che espongono a rischio i sommozzatori. Ad ogni modo è ben visibile lo squarcio sulla prua del natante causato dal forte impatto contro il traliccio della piattaforma.

Marcello Iezzi