Picenambiente, Spazzafumo scrive ai sindaci

Per discutere sul controllo pubblico: viale De Gasperi detiene il pacchetto di maggioranza (50.41%) della partecipata

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Controllo pubblico sulla Picenambiente, a dirimere la questione sarà un confronto fra i 21 comuni che compongono la compagine pubblica, coincidente con il pacchetto di maggioranza (50.41%) della partecipata: l’ente rivierasco è capofila, col 19,36% delle quote. Ed è sfruttando questa posizione ‘privilegiata’ che ieri Antonio Spazzafumo ha deciso di prendere contatto con gli altri 20 sindaci. "Ho scritto ai colleghi – dichiara – per avviare un tavolo di discussione e capire se la qualifica di ‘società a controllo pubblico’ sia applicabile alla Picenambiente e condivisa dagli altri soci. In questo tavolo, quindi, verranno concertate le eventuali azioni amministrative da intraprendere". Insomma, il Comune si è mosso, anche se non è ancora dato sapere dove possa portare una decisione del genere, che mette in concreto quanto sancito dalla sentenza del Tar Marche, risalente al 2019, con cui venne annullata la razionalizzazione delle partecipate dell’anno precedente. Infatti secondo tale pronunciamento la Picenambiente, entità mista pubblico-privata, può essere qualificata ‘a controllo pubblico’ solo a valle di patti parasociali stipulati fra i soci pubblici che compongono il pacchetto di maggioranza. Tradotto, la decisione non spetta più solo al comune di San Benedetto: la palla viene passata ad un consesso ben più ampio e questo potrebbe voler dire molte cose. È del tutto logico ritenere che questo percorso si prospetti ben più lungo di quanto possa apparire: ciascun comune, infatti, dovrà mettere d’accordo ogni maggioranza consiliare, e basterà poco per far saltare tutto, visto che la fetta di torta pubblica e quella privata differiscono per numeri che si trovano a destra della virgola. Con questo non si vuole escludere lo scenario opposto: quello che vede i 21 soci mettersi d’accordo per esercitare un ruolo predominante nel contesto della Picenambiente. Molto, infine, dipenderà dal documento di razionalizzazione delle partecipate, in cui il comune dovrà mettere nero su bianco un indirizzo specifico sulla questione, pena il protrarsi dello stallo attuale. Ampliando lo sguardo, sono molte le cose che si dovranno decidere relativamente alla gestione dei rifiuti. Ad esempio, il posto in cui questi dovranno essere conferiti. Attualmente, i rifiuti urbani vanno a Torre San Patrizio e il costo da sostenere raggiunge i 180 euro a tonnellata. Tutto dipende dal nuovo Piano d’Ambito, ancora non sottoscritto. In tal senso, in Regione e Provincia si sta lavorando per abbancare temporaneamente a Relluce. Il rischio concreto è che l’attuale aggravio si ripercuota progressivamente sulla Tari.

Giuseppe Di Marco