Piscina e società partecipate:: "E’ un fallimento completo"

Da Barlocci a De Vecchis: "Raddoppiati i soldi per l’intervento, non si sa perché".

Piscina e società partecipate:: "E’ un fallimento completo"

Piscina e società partecipate:: "E’ un fallimento completo"

L’amministrazione comunale ha raggiunto gli obiettivi del programma? Secondo la minoranza no, soprattutto se si considerano i lavori pubblici, gli incarichi esterni, il bilancio e le società partecipate. L’attacco congiunto di tutte le anime dell’opposizione viene nell’ultimo consiglio dell’anno, tenutosi ieri pomeriggio. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la notizia che il comune di San Benedetto ha perso l’occasione di intercettare fondi per rifare la vasca esterna della piscina comunale. Al Dipartimento dello Sport, lo scorso settembre, il vertice comunale aveva chiesto 700mila euro, ma il progetto di San Benedetto non è rientrato nella graduatoria delle iniziative finanziabili. "Sulla piscina siamo partiti con un progetto da 1,5 milioni, ma non si capisce come mai siamo arrivati a prevedere un lavoro da 3 milioni – tuona Luciana Barlocci – dobbiamo forse fare una piscina da 12 piani?". Intanto in riviera vanno avanti tanti lavori e molti altri cantieri stanno per essere aperti: molti di questi saranno frutto di progetti commissionati fuori dalla macchina comunale.

"Ci sono tanti incarichi esterni per centinaia di migliaia di euro, perché a quanto pare non abbiamo progettisti – dichiara Giorgio De Vecchis – La verità è che le professionalità ci sono, ma qui c’è l’usanza di rivolgersi agli esterni". Altra polemica è stata sollevata quando Domenico Pellei ha presentato la revisione delle società partecipate, sottolineando che il Centro Agroalimentare Piceno, nonostante il fatturato medio nell’ultimo triennio sia di poco inferiore al milione, sia una società strategica per il comune. L’assessore al bilancio ha anche chiarito che il debito della società nei confronti dell’ente è stato in buona parte abbattuto. Chiuso definitivamente, invece, è il percorso con cui si è tentato di qualificare la Picenambiente società a controllo pubblico: "Abbiamo ascoltato la maggioranza dei comuni soci e c’è stata un’intesa di massima nella maggioranza – ha detto Pellei – ma per raggiungere questo obiettivo era necessario avere l’adesione di tutti i soci pubblici".

Ed è noto che Grottammare (5,82% della Picenambiente) si è dichiarata contraria. Partendo proprio dalla Picenambiente, Simone De Vecchis ha risposto che il controllo pubblico è sancito dalla legge, e che ancora non è stata istituita la tariffazione puntuale della Tari. Sul CaaP, infine, Annalisa Marchegiani ha replicato che il mantenimento delle quote rappresenterebbe una forzatura, mentre Andrea Traini ha chiesto lumi sulla mancata istituzione dell’amministratore unico.

Giuseppe Di Marco