Porto d’Ascoli, piano scaduto. Ma interventi edilizi possibili

L’amministrazione ha fatto chiarezza dopo l’interpellanza di Paolo Canducci.

Porto d’Ascoli, piano scaduto. Ma interventi edilizi possibili

Porto d’Ascoli, piano scaduto. Ma interventi edilizi possibili

Il piano di recupero previsto per la zona storica di Porto d’Ascoli è scaduto, ma il comune può comunque consentire, nella stessa area, ristrutturazioni e nuove edificazioni private previste dal medesimo piano. È questo il responso dell’amministrazione all’interpellanza di Paolo Canducci, che nei giorni scorsi aveva puntato i riflettori sul piano A3, che riguarda un perimetro delimitato da via Turati, via Damiano Chiesa, via Mare e dalla Statale 16. Il consigliere aveva fatto notare come quest’area sia stata soggetta, negli anni, a numerosi interventi edilizi, che stanno trasformando modeste villette in condomini, autorizzati anche in forza del piano A3, e quindi sollevando proteste tra i residenti. Perché? Per il fatto che questi interventi hanno comportato un aumento del carico urbanistico e un conseguente aumento del numero di residenti "senza un contestuale aumento della dotazione di aree da destinare a servizi verde e parcheggi". Il piano, peraltro, è stato approvato nel 1983, e dopo dieci anni, per farlo rimanere in vigore, l’amministrazione avrebbe dovuto rinnovarlo. Ciò, però, non è mai avvenuto.

"Il piano A3 risulta scaduto – ha risposto l’assessore Bruno Gabrielli – Decorsi i 10 anni i piani particolareggiati di recupero diventano inefficaci per la parte in cui non abbiano avuto attuazione nella componente pubblica, rimanendo fermo, a tempo indeterminato, l’obbligo di osservare nella costruzione di nuovi edifici privati o nella modifica di quelli esistenti gli allineamenti e le prescrizioni di zona previsti dal piano". Insomma, gli interventi privati nel centro storico di Porto d’Ascoli sarebbero stati autorizzati nel rispetto del piano di recupero vigente e i titoli abilitativi sono rilasciati dopo aver reperito adeguati standard a parcheggio privati. Questi, ha spiegato Gabrielli, non vanno confusi con gli standard pubblici, come parcheggi e aree verdi. Dura la replica di Canducci: "Parole illogiche – ha sentenziato il consigliere – Nell’impossibilità di reperire standard pubblici proporzionati agli abitanti che vengono ad insediarsi con le nuove edificazioni non posso fare le nuove edificazioni, e questo è l’unico motivo per cui il piano non è stato riadottato dal 2003. Peraltro la Sovrintendenza, da tempo, ha definito che in quello spazio non c’è più nulla di storico, e quindi non ha più senso avere un piano di recupero lì: quella, oramai, è una zona di completamento e quindi deve rispettare i relativi parametri previsti dal piano regolatore".

Giuseppe Di Marco