Presta 122mila euro a un professionista, a processo accusato di usura

Un sambenedettese è stato rinviato a giudizio per usura nei confronti di un professionista. Il giudice ha stabilito che l'accusa è fondata su un prestito di 122.587 euro con interessi superiori al 33%. Processo a fine febbraio.

Presta 122mila euro a un professionista, a processo  accusato di usura

Presta 122mila euro a un professionista, a processo accusato di usura

Di usura è accusato un sambenedettese che detto reato lo avrebbe commesso nei confronti di un professionista, anch’egli residente in riviera. Il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Ascoli Barbara Caponetti ha disposto nei suoi confronti il rinvio a giudizio ed il processo inizierà a fine febbraio. La decisione del magistrato è successiva a quella del giudice delle indagini preliminari Annalisa Giusti che a novembre 2022 ha disposto nei suoi confronti l’imputazione coatta per l’accusa di usura, dandone mandato di esecuzione alla procura che aveva invece disposto a suo tempo l’archiviazione, evidentemente non ravvisando elementi di colpevolezza a carico dell’indagato. A seguito dell’opposizione all’archiviazione proposta dall’avvocato Mario Ciafrè per conto del presunto usurato, il giudice Giusti si è pronunciato e la successiva inchiesta della magistratura ascolana è approdata davanti al giudice Caponetti che ha rinviato a giudizio il 62enne indagato. Tutto ruota su un prestito con 122.587 euro di capitale erogato. "Il fatto, in sintesi, è che del maggior debito risultavano da restituire 75.000 per i quali l’imputato ha preteso il riconoscimento di una maggior somma di 200.000 euro, altrimenti avrebbe fatto protestare gli assegni (per 75.000 euro) rilasciati in garanzia dai due figli del mio assistito" spiega l’avvocato Ciafrè. Una vicenda che risale al 2016 e secondo la parte lesa, a suo carico sarebbe stato applicato un tasso di interesse superiore al 33% su un prestito. Nel 2013 l’uomo aveva firmato un documento di riconoscimento del debito per una serie di prestiti per un ammontare complessivo di 122 mila euro.

A dicembre 2015 firmò un ulteriore accordo con il quale dava atto del parziale pagamento del debito per un importo di 50 mila euro di cui 35 mila euro tramite cambiali, 1.000 tramite assegni e 1.000 in contanti con la promessa che avrebbe onorato la parte restante (75.000 euro) entro giugno 2016. Soldi che però a quella data non aveva, nonostante l’impegno di volta in volta assunto sottoscrivendo ulteriori scritture private. A questo punto, per concedere un altro rinnovo e non protestare i figli del professionista gli è stato detto di firmare la sottoscrizione di un maggior debito di 200.000 euro. L’uomo ha quindi deciso di denunciare il fatto all’autorità giudiziaria con l’inchiesta della Procura che non ha ravvisato responsabilità in colui che aveva prestato i soldi.

Peppe Ercoli