Pro vita nei consultori: "La 194 va applicata. Crudele fare ascoltare il battito del feto"

La ginecologa Marisa Toschi, della Rete italiana Pro Choice, conosce bene la realtà ascolana: "Nelle Marche l’aborto farmacologico non si può fare neanche in ospedale".

Pro vita nei consultori: "La 194 va applicata. Crudele fare ascoltare il battito del feto"

Pro vita nei consultori: "La 194 va applicata. Crudele fare ascoltare il battito del feto"

Secondo la Commissione Ue, l’emendamento al decreto Pnrr proposto da Fratelli d’Italia per l’inserimento dei movimenti pro-vita nei consultori non è legato al progetto. Ma non bisogna arrivare fino a Bruxelles per trovare chi non è d’accordo con la proposta. "Non c’è bisogno di toccare la legge, c’è bisogno di applicarla bene, con più finanziamenti e aiuti, ma senza nessuna modificazione ulteriore. Non c’è ragione di rivederla, se non per un motivo politico" spiega la ginecologa Marina Toschi, della Rete italiana Pro Choice, che ha lavorato per più di 10 anni al Mazzoni e due volte al mese come ginecologa di riferimento per le Ivg, ora in pensione. Effettivamente la situazione è tutt’altro che rosea: le Marche sono la seconda regione italiana, dopo la Valle d’Aosta, ad avere solo dal 30 al 60% di consultori che offrono servizi relativi all’interruzione volontaria di gravidanza. Dottoressa Toschi, qual è la situazione in regione?

"Su indicazione del ministero della comunità per i minori sono state fatte delle linee di indirizzo che dicono come si deve usare l’aborto medico farmacologico. C’è scritto che si può usare fino a 9 settimane, che si può usare fino a 7 settimane nel consultorio, che si può dare tutto in una volta sola, come viene fatto negli unici due consultori che lo fanno in tutta Italia, che sono quelli del Lazio. E questo lo dicono le linee guida mondiali e italiane, solo che non le usa nessuno. Questo è quello che quello che è successo nelle Marche: malgrado siano uscite nell’agosto del 2020 le linee di indirizzo che dicevano che si poteva fare l’aborto medico fino a 9 settimane, le Marche hanno detto no. Chi è a capo della sanità ha detto che qui non si può fare, solo perché loro sono contrari. Hanno deciso così, passando sopra al ministero, ai medici, ai ginecologi. In Irlanda la procedura viene fatta dai medici di famiglia, nelle Marche non possiamo farlo neanche in ospedale, come succede ad esempio ad Ascoli. È terribile che ad Ascoli non si seguano le linee di indirizzo dell’Istituto superiore di sanità e che si faccia l’aborto medico solo fino a 7 settimane. Se va fatto fino a 9 settimane in ospedale e 7 in consultorio, perché non si fa così nelle Marche? Perché non si fa così ad Ascoli? È vergognoso".

Quindi per lei la legge 194 andrebbe modificata?

"L’emendamento non deve passare assolutamente, se c’è bisogno di collaborare con le associazioni pro vita nel dopo nascita delle donne che hanno deciso di tenere il proprio bambino si collabora senza problemi. Ma non si vede perché persone di cui non si sa la formazione, che non hanno magari neanche la laurea o non sono legati alla privacy possano entrare in un luogo pubblico. Chiediamo per favore di mettere le mani sui consultori dal punto di vista dei finanziamenti, perché le persone che ci lavorano sono sempre meno, i medici in pensione non sono stati sostituiti, non ci sono gli strumenti per permettere di applicare la legge. Con i soldi del Pnrr facciano un consultorio ogni 20mila persone, paghino le strutture, le strumentazioni e il personale".

Ascoltare il battito prima di procedere, cosa ne pensa?

"Fa male al futuro feto ancora embrione, è qualcosa di scorretto dal punto di vista scientifico. Si tratta di una pura cattiveria scientificamente provata come pericolosa".

Ottavia Firmani