Reparti duplicati e servizi a metà. I timori per il futuro della sanità

Questo articolo esamina la possibilità di razionalizzare i servizi sanitari tra San Benedetto e Ascoli, con l'obiettivo di mettere a punto un progetto di riforma. Si discutono le difficoltà di una soluzione di compromesso, come la necessità di un forte potenziamento del servizio di eliambulanza e l'impossibilità di creare un "mezzo ospedale" a San Benedetto.

È possibile una razionalizzazione dei "reparti e servizi al momento duplicati" fra San Benedetto e Ascoli? Il capoluogo accetterà la soluzione di compromesso avanzata dalla riviera? Sono queste le domande che la politica non può più eludere, se intende mettere a punto un progetto concreto di riforma sanitaria in provincia. L’idea che si è fatta strada a San Benedetto, infatti, è che si possa eliminare la duplicazione di unità operative, in funzione dell’"attività prevalente" che, nel caso del ‘Madonna del Soccorso’, è l’emergenza-urgenza, mentre nel caso del ‘Mazzoni’ è l’elezione. Un’ipotesi di questo tipo è stata riportata nel documento inviato in regione, ma è quanto mai difficile che Ascoli possa accettare una proposta del genere, a meno che non vengano messi dei paletti. È piuttosto implausibile, infatti, che il capoluogo rinunci a unità prevalentemente votate all’emergenza, proprio perché, nonostante i numeri in calo, l’emergenza esiste anche nell’entroterra, e trasferire i pazienti sulla costa, in alcuni casi, risulterebbe molto rischioso. Si prenda il caso di Cardiologia, ed un esempio specifico di patologia tempo-dipendente come un infarto miocardico: quanto più aumenta il tempo di trasporto, tanto più gravi, talvolta anche fatali, possono rivelarsi gli esiti. È lo stesso discorso che si faceva per l’ospedale unico di Spinetoli, solo che per arrivare a San Benedetto, da Ascoli, sono necessari almeno 30 minuti. Un problema risolvibile solo con un forte potenziamento del servizio di eliambulanza, cosa che però implicherebbe un notevole aggravio dei costi. Costi che aumenterebbero anche per tutti gli interventi in urgenza non legati a patologie tempo-dipendenti, come la traumatologia ortopedica. In questo caso, nel documento condiviso dal comitato dei sindaci, si dice che "il criterio da utilizzare per la collocazione del reparto deve essere legato alla quantità dei casi trattati, così come per la Chirurgia". Se questo è il compromesso, come fatto notare da diversi esponenti della minoranza sambenedettese, è possibile che l’Arengo non dia il proprio assenso ad una suddivisione del genere. I reparti, in gran parte, dovranno necessariamente essere duplicati: si dovrà agire, piuttosto, sul tipo di attività in essi svolto, e sul numero dei posti letto da dedicare all’emergenza. Da qui, le lamentele dell’opposizione, che teme si possa realizzare, a San Benedetto, un "mezzo ospedale" anziché quello di primo livello deducibile dal decreto Balduzzi. Per riformarsi, poi, la riviera dovrà risolvere molti altri grattacapi, come quello della Medicina d’Urgenza, ad esempio, che non riesce ad andare avanti senza l’ausilio delle cooperative, o come quello della saturazione del Pronto Soccorso, per il quale è stato chiesto, alla regione, di prevedere più presidi di medicina territoriale.

g.d.m.