Tratta degli immigrati. Barcone dei disperati, arrestato lo scafista. Ora lavorava nel Piceno

Si era nascosto tra gli altri migranti della Geo Barents sbarcata al porto di Ancona. Era stato accolto poi in una comunità e aveva trovato occupazione in un ristorante con documenti provvisori.

Tratta degli immigrati. Barcone dei disperati, arrestato lo scafista. Ora lavorava nel Piceno

Tratta degli immigrati. Barcone dei disperati, arrestato lo scafista. Ora lavorava nel Piceno

E’ stato arrestato ieri in una località della provincia di Ascoli un uomo di nazionalità libica sul quale pendeva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere accusato di reati in materia di immigrazione clandestina, avendo svolto il ruolo di ’skypper-scafista’ in uno dei tanti sbarchi di immigrati che cercano fortuna in Italia. L’uomo aveva accettato di guidare l’imbarcazione salpata dalle coste libiche carica di migranti poi salvati in mare dalla Geo Barents esattamente un anno fa. La nave di Medici Senza Frontiere aveva recuperato una settantina di persone in balìa delle onde nel canale di Sicilia e il Ministero dell’Interno aveva assegnato il porto di Ancona.

L’operazione è stata condotta dal personale della Sezione Investigativa di Ancona, del Servizio Centrale Operativo, con la collaborazione della Squadra Mobile di Ascoli e di personale delle volanti della Questura ascolana, con il coordinamento operativo del Servizio Centrale Operativo, sotto l’egida della Procura Distrettuale di Ancona, titolare della direzione delle indagini. I poliziotti ascolani alle prime luci dell’alba si sono presentati a casa sua notificandogli l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ancona e lo hanno condotto in carcere in attesa dell’interrogatorio di garanzia che avrà luogo nei prossimi giorni. Il provvedimento restrittivo adottato rappresenta l’epilogo di un’inchiesta che ha avuto avvio dalle dichiarazioni dei migranti sbarcati, a febbraio 2023, presso il porto di Ancona. Diversi gli sbarchi operati presso le banchine del porto anconetano, tra questi quello successivo ad uno dei soccorsi compiuti dalla motonave Geo Barents, a largo delle coste libiche, in quella fascia del Mediterraneo di acque internazionali a ridosso di quelle nazionali. L’arrestato è accusato di aver condotto il barcone colmo di immigrati nel tratto di mare fra la Libia e il punto dove è avvenuto il soccorso. Ottenuti documenti provvisori, nel corso dell’ultimo anno ha lavorato come stagionale sulla costa e da qualche tempo era stato assunto a tempo determinato in una attività legata alla ristorazione. Le indagini hanno appurato che non era però soltanto uno dei tanti immigrati a caccia di fortuna in Italia, ma era parte dell’organizzazione del viaggio della speranza per cui gli occupanti del barcone avevano pagato somme, anche importanti. Al cittadino libico sono stati contestati i reati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, per aver trasportato molteplici migranti, in mare aperto fino ai soccorsi della motonave dell’Ong, con l’aggravante dell’esposizione a pericolo per la vita di numerose persone, trasportate a bordo di un’imbarcazione priva di ogni necessaria dotazione di sicurezza, del tutto inadeguata in relazione al numero di persone trasportate.

La procuratrice di Ancona, Monica Garulli, a capo anche della distrettuale antimafia, sul caso dello scafista preso ad Ascoli ha rilasciato questa dichiarazione: "C’è una riproposizione delle problematiche dell’accoglienza e giuridiche che si pongono nei casi di sbarchi autorizzati delle navi Ong", parole che alimentano il dibattito nazionale sul tema dei migranti e sull’opera delle navi di salvamento private. Già lo scorso anno aveva fatto pervenire negli uffici giudiziari una direttiva della gestione dei flussi migratori introdotta dalla legge del 24 febbraio 2023 che riguarda tutti i porti degli sbarchi, Ancona compreso, come luoghi di destinazione delle Ong. Durante le indagini sono emersi dati e informazioni riconducibili a soggetti coinvolti nell’organizzazione dei viaggi sulla rotta Egitto-Libia-Italia.

Peppe Ercoli