Uno studioso da non dimenticare: Bandino Zenobi

Il prof. Bandino Giacomo Zenobi, figura di spicco nell'ambito della ricerca storica marchigiana, merita maggior riconoscimento da parte della sua comunità di Montegiorgio. La sua carriera brillante lo ha portato a dirigere l'Archivio di Stato di Firenze e a diventare professore universitario di Storia moderna.

Adolfo

Leoni

C’è un personaggio che nelle università, nelle sovrintendenze, negli archivi è ben noto. Molto meno, o quasi sconosciuto, tra la gente comune anche del suo paese di nascita: Montegiorgio. Sto parlando del prof. Bandino Giacomo Zenobi. Ne tratto perché ultimamente mi ci sono imbattuto sovente nelle ricerche storiche riguardanti la Marca pontificia. Ne accenna anche il prof. Francesco Pirani, medievalista di vaglia e gran cultore della presenza del "principato" sforzesco nelle Marche. Ebbene, il prof. Zenobi mi è sempre rimasto impresso. Lui, molto più grande di me, frequentava la bottega di un artigiano-restauratore di mobili: Tonino Scipioni. Il professore era impeccabile nell’abbigliamento. Mi torna in mente il suo abito di principe di galles e il quasi inseparabile papillon. Scipioni tirava la pialla facendo polvere, Zenobi parlava dei ghibellini del Fermano, di Mercenario e Rinaldo, e delle nobile famiglie marchigiane. Montegiorgio dovrebbe, come ha fatto per mons. Germano Liberati, altra mente eccelsa, dedicargli una istituzione, una sala del municipio o della biblioteca, proporre una borsa di studio sulla ricerca archivistica e storica. Gli Zenobi, di cui conosco bene la discendente, erano una famiglia nobile e antica, molto presente a Montegiorgio, molto radicata nel suo habitat. Il prof. Bandino era magro e un poco curvo. Aveva preso quella postura probabilmente per le lunghe ore quotidiane passate sulle carte, nelle ricerche in biblioteche e, in modo speciale, negli archivi. Una carriera, la sua, folgorante. Prima insegnante di storia e filosofia nei licei, quindi direttore dell’Archivio di Stato di Firenze. Poi, la messa a punto di tanti archivi comunali marchigiani. La sua prima opera di divulgazione è stata Ceti e potere nella Marca pontificia. Altre ce ne furono più tardi. Nel 1977 iniziò il suo impegno universitario, diventando professore ordinario di Storia moderna e Soprintendente archivistico per le Marche. "Tenne lezioni – come scrive Angiola Maria Napolioni - in sedi universitarie estere (Varsavia, 1986), partecipò a convegni nazionali ed internazionali (convegno franco-italiano, Firenze, 1988; convegni della Fondazione Cini, Venezia, 1988-1989)...", e molto altro ancora. Personaggio ancora tutto da raccontare specie tra la sua gente.