Volponi ricorda il caffè storico:: "Le sorti di Ascoli decise al Meletti"

Dall’apertura al fallimento, il locale ascolano raccontato al Circolo ’Porta Solestà’: "Deve riavere ciò che merita".

Volponi ricorda il caffè storico:: "Le sorti di Ascoli decise al Meletti"

Volponi ricorda il caffè storico:: "Le sorti di Ascoli decise al Meletti"

Storia, tradizione e ascolanità raccontata al Circolo Ricreativo e Culturale ‘Porta Solestà’ grazie all’ evento ‘Volponi racconta la storia della famiglia Meletti’ del 3 dicembre. Il cantastorie di questo affascinante pomeriggio è stato dunque Peppe Volponi, appassionato conoscitore della storia locale, che ha condotto gli spettatori attraverso la vita del celebre Caffè Meletti, dagli albori fino alla riapertura passando per la chiusura forzata. Con passione contagiosa, ha raccontato del Caffè, fondato nel 1907 da Silvio Meletti, attraverso intrecci, politica e pasticceria. "Il 18 maggio inaugurano Meletti – ricorda Volponi – Insieme al Pedrocchi di Padova e al Greco di Roma diventa uno dei più importanti bar storici d’Italia. Arredi liberty, sedie thonet, un locale di lusso. Aveva un piano totalmente riservato all’aristocrazia, alla nobiltà. Quasi nessuno poteva accedervi, ma chi lo faceva, tra un tè, un pasticcino, una partita a carte e la politica, decideva le sorti della città". Il viaggio nel tempo, di cui il pubblico è stato più che entusiasta, è stato favorito dalla presenza di rari oggetti d’epoca accuratamente esposti. Bottiglie originali di anisetta in vari formati, prodotte all’epoca con l’anice di Castignano, secondo la tradizione che ha reso celebre il marchio. I primi telefoni ascolani, le fotografie che narravano le storie dei protagonisti, tra cui la popolare cassiera Elena Velardi affianco alla pregiata cassa, fino alle raffinate porcellane con firma. Tra i clienti affezionati, gli artisti e gli intellettuali che hanno frequentato il Caffè Meletti nel corso degli anni, Volponi ricorda alcuni celebri nomi: Sartre, Guttuso,Trilussa, Gorbacëv. "La mia pasta preferita? La pierina, creata con canditi e crema dal pasticcere Negroni, in onore della moglie di Silvio".

Molto più, dunque, di una semplice lezione sulla storia del Caffè: un racconto coinvolgente, ricco di dettagli e rivelazioni, per ricordare la ricchezza culturale della comunità ascolana e apprezzare il valore storico e sociale di un luogo così emblematico della città. Così, tra un pettegolezzo e un ricordo, Volponi conclude: "Bisogna tornare indietro di 43 anni, riaprirlo così com’era quando è stato chiuso nel 1960. Meletti deve riavere quello che si merita".

Ottavia Firmani