Fatina dei fiori Bologna: cappelli, scialli e un cesto di viole. Chi era

Il podcast di oggi racconta di una donna notissima in città, che ha ’regnato’ fino al 2010. Per tutta la sua vita ha venduto mazzolini freschi, che raccoglieva nei boschi, ai clienti dei ristoranti

Sara Maranelli, più conosciuta come la fatina dei fiori

Sara Maranelli, più conosciuta come la fatina dei fiori

Bologna, 10 gennaio 2023 - I più famosi sono quelli di New York, metropolitani e ‘globe trotter’. Ma, certamente, i più poetici sono di Bologna, e la fatina dei fiori è, tra i nostri ’ humans ’, il personaggio più delicato e fiabesco in assoluto.Il podcast di oggi – che si può ascoltare sul nostro sito (oppure inquadrando il QR Code pubblicato in prima pagina), oppure su app e servizi come Spotify e Apple Podcast – racconta proprio di lei, di questa signora dalle mise coloratissime, che si ispiravano proprio ai fiori che vendeva.

Ha regnato in città tanti anni fino al 2010. Uno dei suoi colori del cuore era il viola, in diretto dialogo con le violette che lei coglieva nel bosco del suo Appennino: ecco perché la fatina del bosco era uno dei suoi soprannomi, ma anche la Violetera, che offre un personale e vivido ricordo della signora dagli ampi cappelli e mantelli, incontrata tante volte durante le cene da Rodrigo.

Uno dei suoi pezzi cult, in fatto di stile, era una gonna che farebbe invidia a una palette Pantone: senape, petrolio, pervinca, puntini bianchi. Un’armonia unica. Una tavolozza impressionista errante che il giorno e la sera si presentava nei ristoranti, solo quelli di un certo rango come Rodrigo, il Diana o il Pappagallo, e proponeva i suoi fiori. Pochi sapevano esattamente chi fosse, da dove venisse, come si chiamasse (Sara, a dire la verità). Però tutti la conoscevano e il suo era diventato uno di quei personaggi che costruiscono la mitologia di una città. Sotto le Due Torri, come lei, sono passati altri soggetti iconici che animano la palette di curiosità bolognesi. Settecappotti, un uomo che portava sempre, qualsiasi fosse la stagione, sette cappotti, uno sopra l’altro, l’elmetto per tenere lontane le radiazioni e la bici a traino carica di cose improbabili, è stato uno di questi.

Ancora sulla piazza, invece, "quello del Ritalin", l’uomo che gira in bici col megafono, per denunciare gli effetti nefasti dello psicostimolante. Si può dire che queste umanità così particolari, siano come i mattoni rossi delle nostre tipiche architetture, un segno indelebile di Bolognesità.

E quindi chi era la fatina dei fiori? Si è sempre detto tanto di lei. Che possedesse un palazzo intero in via d’Azeglio e che fosse ricchissima. E che da giovane, dopo una delusione amorosa, iniziasse a raccogliere tutti i giorni fiori freschi nei boschi vicino a Castel d’Aiano, dov’ era nata, per portarli poi in città e venderli. L’ha conosciuta bene e ce la racconta, Eros Palmirani, direttore del Diana per vari decenni. "C’era un rapporto simpatico fra me e lei - racconta- e se per caso un giorno non arrivava, ci preoccupavamo".

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