FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Amato per ora resta in carcere La difesa: "È un uomo distrutto"

Il Riesame si pronuncerà lunedì. Gli avvocati del medico hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza

Amato per ora resta in carcere La difesa: "È un uomo distrutto"

di Federica Orlandi

Il collegio di giudici del tribunale del Riesame, chiamato a decidere sulla scarcerazione di Giampaolo Amato, si è riservato. Tradotto, ci vorrà ancora qualche giorno prima che arrivi la decisione sulla sorte dell’indagato: con ogni probabilità arriverà all’inizio della prossima settimana, pare già lunedì. Ci sarà poi un mese di tempo per il deposito delle motivazioni.

Nel frattempo l’indagato resta in carcere. È "disperato, distrutto, con la vita rovinata", spiega uno dei suoi difensori, l’avvocato Cesarina Mitaritonna. L’udienza, ieri mattina, è durata circa un’ora, nella quale, di fronte ai giudici Andrea Santucci, Renato Poschi e Silvia Monari, hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza e la revoca della misura per il loro assistito gli avvocati Gianluigi Lebro e appunto Mitaritonna. In subordine, è stata chiesta almeno la riformulazione della misura cautelare, con una più lieve, come gli arresti domiciliari. La Procura, in aula con la procuratrice aggiunta Morena Plazzi, titolare del fascicolo assieme al sostituto procuratore Domenico Ambrosino, ha invece chiesto la conferma del carcere.

Come è ormai noto, Giampaolo Amato, 64 anni, oculista dell’Ausl e medico dello sport, dall’8 aprile scorso è in carcere con l’accusa di omicidio aggravato per avere ucciso la moglie Isabella Linsalata, a sua volta medico di base e ginecologa, 62 anni, nella loro casa di via Bianconi la notte tra il 30 e il 31 ottobre del 2021. Le avrebbe somministrato un cocktail letale di farmaci, prima stordendola con delle benzodiazepine, poi finendola con del sevoflurano, un anestetico ospedaliero. Entrambi i farmaci, per l’accusa, sarebbero stati sottratti da uno degli ospedali in cui il medico lavorava. Perciò è accusato anche di peculato e di detenzione illecita di farmaci psicotropi.

Ma cosa può succedere, ora? Le opzioni sono diverse. Gli avvocati difensori in aula hanno fatto valere le ragioni dell’istanza al Riesame, sottolineando come questo sia un procedimento indiziario e puntando sulla insussistenza delle esigenze cautelari. Soprattutto dal momento che si parla della misura estrema, il carcere. In particolare, non sussisterebbero i pericoli di fuga, di inquinamento probatorio – Amato sa di essere indagato dal 5 marzo 2022, data della prima perquisizione dei carabinieri a casa e nello studio: se avesse voluto scappare, o compromettere le testimonianze delle persone informate sui fatti, allo stato attuale principali elementi a suo carico, avrebbe avuto tutto il tempo per farlo, è la tesi – e di reiterazione del reato. Reato che non ci sarebbe neppure stato, per la difesa, che sostiene come l’indagato si sia sempre dichiarato innocente. Ora, dunque, i giudici dovranno decidere se annullare il provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari Claudio Paris – cioè l’ordinanza di custodia cautelare in carcere –, e quindi rimettere indietro l’orologio al 7 aprile scorso; rigettare l’istanza di scarcerazione, e allora Amato resta alla Dozza; riformulare la misura cautelare tramutandola in una più lieve, per esempio appunto i domiciliari. Quest’ultima ipotesi – i domiciliari, con o senza braccialetto – sarebbe quella richiesta in estremo subordine dai difensori, qualora non venga accolta l’istanza di annullamento dell’ordinanza e di revoca della misura. La palla è in mano ai giudici.