Domenico Checchi, chi è il 31enne accusato di omicidio a Bologna: "Voleva rapinarmi, mi sono difeso"

Domenico Checchi, 31 anni, è stato arrestato dalla polizia per avere ucciso Marouane Bechir. La vittima, 42 anni, aveva precedenti per spaccio: non si esclude una lite degenerata per debiti di droga

Bologna, 26 maggio 2023 – Settimo piano. Una lunga striscia di sangue unisce la porta dell’unico appartamento presente sul pianerottolo e l’ascensore. La scena è quella dell’omicidio che si è consumato nella notte tra mercoledì e giovedì al numero 136 di via del Borgo di San Pietro. La vittima è Marouane Bechir, tunisino di 42 anni, trovato senza vita con diverse ferite d’arma da taglio al volto e al petto.

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A ucciderlo sarebbe stato Domenico Checchi, trentunenne bolognese, residente nell’appartamento in questione e ora in arresto con l’accusa di omicidio. Sul posto sono intervenuti, intorno all’una dell’altra notte, gli agenti della Squadra Mobile, allertati da alcuni vicini preoccupati per le forti urla provenienti dal settimo piano del palazzo.

Secondo una prima ricostruzione, Bechir, che aveva precedenti legati al mondo della droga e dello spaccio, si è recato a casa di Checchi accompagnato dalla fidanzata. Una circostanza confermata da testimoni e telecamere di sorveglianza presenti in zona. Il bolognese era a propria volta assieme alla compagna. Ancora al vaglio degli inquirenti i motivi che hanno scatenato la violenta lite udita dai vicini e poi degenerata nel folle gesto. L’indagato, difeso dall’avvocato Alessandro Cristofori, benché in stato di forte choc ieri mattina ha risposto a quasi tutte le domande della polizia e della pm di turno Anna Cecilia Maria Sessa in Questura. Ha affermato come la vittima avesse tentato di entrare in casa sua con fare aggressivo; a quel punto lui avrebbe reagito per difendersi, colpendola più volte con un oggetto affilato, forse un tirapugni. Ma non avrebbe avuto intenzione di ucciderla. Ascoltate anche le due donne presenti sulla scena del crimine, per ora non indagate. Secondo la versione dei fatti fornita da Checchi, il quarantaduenne tunisino si sarebbe presentato alla porta del suo appartamento armato di coltello per rubargli dei soldi che lui teneva nascosti in un cassetto.

Altra pista battuta dagli inquirenti è quella di un regolamento di conti legato alla cocaina: secondo questa versione il pusher, dopo aver rifornito il trentunenne dello stupefacente, si sarebbe presentato a casa sua per riscuotere il credito. Da lì sarebbe nata la lite sfociata nel sangue.

"Quando i condomini mi hanno chiamato – racconta il custode del palazzo, tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto – ero da un amico. Sentivano urla fortissime venire dal settimo piano. Mi sono precipitato qui, ho provato a prendere l’ascensore, ma era occupato. Poco dopo la porta si è aperta e ho visto un uomo a terra pieno di sangue e una ragazza che urlava e tentava di salvarlo". La notizia dell’omicidio ha lasciato sotto choc gli abitanti dell’edificio.

L’indagato era molto noto in zona. Persone vicine riferiscono che da anni ormai aveva problemi di tossicodipendenza. "È un ragazzo particolare – così una vicina –. Spesso si sentivano liti nel suo appartamento, forse con la fidanzata. In un’occasione, dal suo terrazzo furono lanciati dei vasi. Una volta, spaccò la vetrata. Nel palazzo tutti sapevamo che frequentava brutti giri, ma mai mi sarei aspettata una tragedia simile". In attesa dell’interrogatorio di garanzia, il trentunenne è stato trasferito nel carcere della Dozza.

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