Il futuro di Palazzo Pepoli: "Raccolte oltre ottocento firme per salvare il Museo della città"

Fa discutere l’ipotesi di smantellare l’allestimento attuale per far posto alle opere di Morandi. Comitato e associazione chiedono a Fondazione Carisbo e Comune di trovare altre soluzioni.

Il futuro di Palazzo Pepoli: "Raccolte oltre ottocento firme per salvare il Museo della città"

Il futuro di Palazzo Pepoli: "Raccolte oltre ottocento firme per salvare il Museo della città"

Bologna, 29 marzo 2024 – La querelle sorta attorno allo smantellamento del Museo della Storia di Bologna, per far posto al Museo Morandi nelle sale di Palazzo Pepoli Vecchio, continua. Ieri mattina, il comitato per il ripristino del Museo Morandi a Palazzo D’Accursio, guidato dall’avvocato ed ex consigliera comunale Elisabetta Brunelli, insieme agli ’Amici del Museo della Storia di Bologna’, fondato da Cecilia Matteucci Lavarini, hanno tenuto una conferenza stampa sulla petizione lanciata su Change.org per far tornare sui propri passi Fondazione Carisbo e Comune.

In tre giorni sono state raccolte oltre 800 firme. L’obiettivo è salvare il Museo della Storia di Bologna, attualmente allestito in Palazzo Pepoli Vecchio e destinato però a essere smantellato per far posto alle opere di Giorgio Morandi. Secondo Brunelli, Genus Bononiae deve mantenere e rinnovare la propria funzione.

Dopo Pasqua, l’avvocatessa inviterà il sindaco per un incontro pubblico in cui la città deve essere coinvolta "anche con un dibattito culturale sul futuro e su tutto il polo museale". Brunelli ricorda come Fabio Roversi-Monaco sia stato "il vero mecenate della città di Bologna e non solo, in particolare per Palazzo Pepoli. Oggi è in atto un tradimento di un periodo storico importante, di cui sono stati protagonisti anche Zangheri e Imbeni".

Al momento, sul versante della questione Museo Morandi, si attende "entro l’estate" la pronuncia definitiva della Corte d’appello a proposito della causa intentata dal comitato contro il comune di Bologna nel 2017, per far riportare le opere di Giorgio Morandi a Palazzo d’Accursio, secondo le volontà espresse da Maria Teresa Morandi. La sentenza di primo grado aveva dato ragione al Comune.

b.c.

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