MASSIMO SELLERI e NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Suviana, il racconto dei sopravvissuti: "Prima la forte esplosione, poi le fiamme che salivano. La centrale era una trappola"

Il papà di Nicholas Bernardini: "Mio figlio ha evitato le esalazioni grazie alla maglia sul naso". I famigliari di vittime e superstiti arrivati in Appennino. Predisposti servizi di sostegno psicologico.

Bologna, 11 aprile 2024 – "Abbiamo sentito una forte esplosione, come un boato. E poi visto le fiamme che si alzavano dai piani inferiori della centrale fino alla superficie". Con queste parole, due dei tecnici rimasti illesi hanno descritto ai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro l’inizio dell’inferno che, martedì pomeriggio, ha travolto la centrale idroelettrica di Bargi, sul lago di Suviana. Qui, dove hanno perso la vita tre lavoratori, mentre per altri quattro ancora ieri, a notte fonda, erano in corso le ricerche da parte dei vigili del fuoco, erano al lavoro anche Nicholas Bernardini di Gaggio Montano, 25 anni, Jonathan Andrisano, 35enne di Castiglione dei Pepoli, e Leonardo Raffreddato, 42 anni, della frazione Trasserra di Camugnano.

FOCUS / La diretta dell’11 aprile

I familiari di Pierfrancesco Firenze, sopravvissuto all’incidente della centrale, sul luogo dell’esplosione
I familiari di Pierfrancesco Firenze, sopravvissuto all’incidente della centrale, sul luogo dell’esplosione

Il lutto cittadino

Marco Masinara, sindaco di Camugnano, dove insiste la centrale, ieri ha decretato il lutto cittadino. In una realtà tranquilla come quella del paese montano si respirava una atmosfera molto triste. Un misto di dolore per chi è morto nella tragedia della centrale e di apprensione per i feriti e per i dispersi. In particolare è stata forte la preoccupazione per le condizioni di Raffreddato. Il quarantaduenne nell’esplosione della turbina ha riportato ustioni sul 20 per cento del corpo e martedì è stato subito trasportato all’ospedale Bufalini di Cesena. "In realtà abbiamo visto pazienti anche con una percentuale maggiori di lesioni. Il quadro, però, è complicato dal fatto che vi sono state delle inalazioni di calore per cui la prognosi rimane riservata", ha spiegato Marisa Bagnoli, responsabile della direzione medica del presidio cesenate.

Forza Nicholas

Sulla pagina facebook ‘Sei di Gaggio Montano se’, invece, è stato inserito il post ‘Forza Nicholas’ a sostegno del giovane gaggese Nicholas Bernardini. Dipendente di Enel Green Power, il ragazzo è stato dimesso ieri dall’ospedale Bufalini di Cesena con una prognosi di 30 giorni. "L’essersi coperto il volto con una maglia – ha raccontato il padre Vittorino – ha impedito che respirasse il fumo conseguente all’esplosione, per cui alla fine ha rimediato solo qualche ustione alle mani. È, però, ancora molto scosso per quello che è accaduto ai suoi colleghi. Non smetterò mai di ringraziare i carabinieri di Cesena e i frati Cappuccini e in particolare Frate Bernardo per il sostegno che abbiamo avuto nella giornata di ieri. Siamo stati accolti, ospitati e sostenuti in modo perfetto".

Apprensione anche a Castiglione dei Pepoli, dove abita Jonathan Andrisano, con il sindaco Maurizio Fabbri che è in costante contatto con la famiglia. Non ha ustioni sul corpo, ma le inalazioni dei fumi tossici hanno creato parecchi problemi all’apparato respiratorio e ora il giovane è ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva del policlinico Sant’Orsola, in prognosi riservata.

A dare un sostegno non solo morale ai suoi colleghi ieri è intervenuto anche il sindaco di Monzuno Bruno Pasquini, che ha partecipato ai diversi tavoli dove insieme a Masinara e Fabbri (che è anche presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino), è stato fatto il punto delle complesse e delicate operazioni di soccorso.

Poche speranze

Con pompieri, carabinieri e Guardia di finanza che hanno lavorato per tutto il giorno e la notte nella speranza, a dire il vero ogni ora più flebile, di trovare ancora in vita Paolo Casiraghi, 59 anni, milanese, dipendente della ditta Abb; Alessandro D’Andrea, 37 anni, originario di Pontedera (Pisa), lavoratore della Voith di Cinisello Balsamo (Milano); Adriano Scandellari, 57 anni, dipendente della Enel Green Power, padovano residente a Mestre (Venezia); e Vincenzo Garzillo, napoletano di 68 anni, dipendente di Lab Engineering, a Suviana come consulente esterno. Rimasti sepolti in quella trappola di acqua, olio e detriti in cui si è trasformata la centrale Enel, ritenuta fiore all’occhiello tra le realtà industriali dell’Appennino. Qui ieri i famigliari di vittime, superstiti e dispersi sono arrivati da mezza Italia, in una dolorosa processione. I più fortunati, come la signora Emilia, moglie del tecnico spezzino Pierfrancesco Firenze, hanno potuto riabbracciare subito i loro cari: "Mio marito è sotto choc – ha raccontato la donna –. L’ho sentito questa mattina (ieri, ndr) e mi ha raccontato di aver udito prima un’esplosione e poi di aver visto una fiammata e il fumo. Lui era fuori dalla centrale con altri colleghi quando è accaduto. Io non ho mai avuto motivo, in cinque anni, di avere paura per il suo lavoro. Siamo anche venuti qui in visita". E la donna ha appreso dal telegiornale cos’era accaduto: "Quando l’ho chiamato, mi ha detto subito ‘Io sto bene’, ma la sua voce lasciava trasparire la paura per quanto accaduto, il dolore per i colleghi rimasti vittima di questa tragedia".

Supporto psicologico

Per i famigliari dei lavoratori, ieri, sono stati predisposti, sia dalla Prefettura che dalla stessa Enel, servizi di supporto psicologico. Il colosso dell’energia ha anche annunciato l’istituzione di un fondo da 2 milioni di euro per consentire alle persone coinvolte nel disastro e ai loro famigliari di far fronte alle prime necessità e urgenze, mettendo inoltre a disposizione stanze d’albergo e supporto logistico. Oltre ai vigili del fuoco, che in serata, una volta rimesso in sicurezza lo scenario, sono riusciti a riprendere le ricerche dei dispersi inoltrandosi fino al piano -10 del complesso, sono intervenuti anche i sommozzatori della Guardia di finanza di Rimini e il Centro subacquei dei carabinieri di Genova.

I droni subacquei

Il luogotenente dell’Arma Duilio Lenzini ha immerso nelle profondità del lago, fino a 25 metri, un drone Rov: "Stiamo ispezionando la struttura della centrale dall’esterno, concentrandoci su delle grate di 20 metri di larghezza per 5 di altezza", ha spiegato il militare. Gli occhi elettronici hanno analizzato per i soccorritori un’altra possibile via d’accesso alternativa al sito. Questo mentre Enel ha iniziato ad abbassare il livello del lago (ora di un metro, ma si può arrivare fino a sette), provvedendo anche a prelevare, con una ditta specializzata, gli oli presenti all’interno della vasca in cui operano i vigili del fuoco, per poi rimuovere l’acqua con delle idrovore.

"Abbiamo finalmente stabilizzato il rischio idraulico all’interno del pozzo – ha detto il comandante provinciale dei vigili del fuoco Calogero Turturici –. Mentre si è lavorato per mettere in sicurezza la condotta abbiamo continuato a fare monitoraggi strumentali al livello -9 della struttura". In serata, infatti, a seguito delle diverse ispezioni con i droni subacquei di pompieri e militari dell’Arma, sono riprese le ricerche a tutto campo, "ai piani -8, -9 e -10 dove pensiamo di trovare le persone che sono rimaste coinvolte in questo incidente – ha proseguito il comandate –. In giornata è stata allentata la pressione che minacciava, in caso di rottura catastrofica della valvola di fondo, di invadere il locale con circa 11mila metri cubi di acqua che spingevano con una pressione di circa 45 atmosfere. Ora possiamo procedere in sicurezza".

Sul fronte dell’ambiente, Arpae ed Hera hanno effettuato analisi delle acque per misurare la presenza di olii e idrocarburi. I risultati arriveranno questa mattina.