
Malandrino e Veronica "Due amici sul palco"
"Lo spettacolo lo abbiamo fatto la prima volta quindici anni fa all’Arena del Sole, ma è stato facile rimetterci mano: è ancora molto attuale e non è invecchiato di una virgola". Paolo Maria Veronica racconta Il mio peggior nemico quasi come parlasse di un figlio, con passione e delicatezza. "Sì, è divertente, ma fa anche riflettere e non è adatto ai minori di 14 anni", aggiunge subito. Uno show che ritorna dal passato per mischiarsi con il presente, e guardare anche al futuro. Tanto che, per la notte di San Silvestro, è previsto anche il brindisi benaugurante per abbracciare l’anno che verrà. Malandrino e Veronica saranno al Teatro Dehon già da stasera (alle 21), per poi tornare domani alla stessa ora e sabato (dalle 21.30), e ancora il 5 gennaio.
Veronica, ‘Il mio peggior nemico’ parla del suo rapporto con Roberto Malandrino?
"E’ la storia di due amici e, ovviamente, rispecchia anche il nostro vissuto. Due persone molto diverse tra loro, ma attratti per qualche strana legge della natura: uno è quello che definiremmo oggi un ‘fighetto’, un festaiolo mondano che ne combina di tutti i colori, mentre l’altro è l’esatto opposto. In realtà, però, riescono a trovare un equilibrio e a fondersi in un unico sistema perfetto".
Come lei e il suo partner, appunto?
"Sì, d’altronde si tratta di un rapporto che dura da oltre quarant’anni. Nello spettacolo ci piace riflettere anche sulla nostra generazione, su quello che abbiamo passato, sulla solitudine, sul Covid… Sempre in modo scherzoso, ma alcune tematiche sono profonde e altre potrebbero infastidire qualcuno".
In che modo?
"Beh, parliamo di sessualità e di rapporti con l’altro sesso, quindi… È una sorta di confessione, come se il pubblico venisse a spiare la vita di questi due uomini, con un finale che dona dimensione alla commedia. Ed è molto faticoso, dal punto di vista degli attori, al di là dell’età (ride, ndr). Non è statico come può essere una classica commedia, anche se si svolge su una panchina con i due che parlano: il mio personaggio è una specie di frullatore matto che impazza di qua e di là".
La pandemia come l’avete vissuta, invece?
"Come uno choc, Roberto ha avuto un’esperienza tremenda. Grazie a Dio ne siamo usciti, ma sono momenti cambiano la prospettiva di una vita intera".
La prima recita fu quindici anni fa: Bologna era diversa allora?
"Direi di sì: era molto più spensierata, come tutto il Paese. Anche noi eravamo più leggeri e spensierati e Bologna era un po’ ’da bere’, quasi come Milano. Eppure qualcuno pensava già: ma non è che tutta questa leggerezza, un giorno, la pagheremo?".
Info: teatrodehon.it.