FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Scheletro nel dirupo, il giallo: “Alessandro è stato ucciso”

Rossi sparì dalla struttura che lo ospitava nel 2019: il suo cadavere trovato nel 2020 in Toscana. Sulla nuca aveva un ematoma sospetto. La famiglia: “È stato colpito”

Alessandro Rossi, sessantenne bolognese, sparito nel 2019 da una struttura psichiatrica a Bologna

Alessandro Rossi, sessantenne bolognese, sparito nel 2019 da una struttura psichiatrica a Bologna

Bologna, 9 febbraio 2024 – Un alone di mistero aveva avvolto il ritrovamento di quello scheletro, nell’aprile del 2020, in pieno lockdown, vicino a Pietramala, la frazione di Firenzuola (Firenze) nota per ospitare una chiesa sconsacrata dove si praticavano esorcismi. C’è voluto quasi un anno ai carabinieri toscani per dargli il nome di Alessandro Rossi, sessantenne bolognese sparito sette mesi prima da una struttura psichiatrica sui colli.

Ora, quattro anni dopo, benché la Procura fiorentina abbia archiviato il caso ritenendo quella morte naturale, la sorella di Alessandro, assistita dall’avvocato Barbara Iannuccelli, non ci sta. E chiede a gran voce la verità sulla morte del fratello, che per lei fu in realtà causata da un colpo alla nuca.

La scomparsa di Rossi era stata denunciata solo un giorno dopo il suo allontanamento, e comunque, ritenendolo un gesto volontario, a fine 2020 la Procura archiviò il caso. Quello che gli inquirenti non potevano sapere era che i suoi poveri resti erano quelli trovati in Toscana, e che proprio lui si celasse dietro l’oscuro "scheletro di Pietramala". Scheletro su cui le analisi dei medici legali nominati dalla Procura fiorentina non rivennero tracce di traumi compatibili con un incidente stradale o una caduta dall’alto, ma solo un ematoma nella parte posteriore del cranio, che ritennero però insufficiente a far pensare a una morte violenta. Pur riconoscendo come lo stato di decomposizione del corpo – esposto alle intemperie e agli animali selvatici per almeno 5 o 6 mesi – rendesse molto complicata la ricostruzione delle cause del decesso.

Dopo l’archiviazione toscana, la sorella di Rossi sporse una nuova querela a Bologna, per abbandono di incapace, nel 2022. Il fascicolo a oggi risulta pendente, lamenta l’avvocato Iannuccelli, che ora preme perché si faccia luce sull’accaduto: "Mi piacerebbe dare giustizia ad Alessandro, malato psichiatrico, che da quando è nato sembra avere vissuto in un girone dell’Inferno, dato che aveva anche patito dei maltrattamenti nella precedente struttura che lo ospitava, fatto per cui furono condannati degli operatori. Poi, ha terminato la propria vita come una cosa buttata in un dirupo. Nessun essere umano dovrebbe patire tutto questo. E chiedo a chi quel giorno avesse visto qualcosa di farsi avanti".

Decisive per identificare Alessandro furono all’epoca le sue scarpe, modello di una nota marca uscito nel 2019, che fecero restringere la ricerca alle persone scomparse tra quell’anno e il successivo. La descrizione di Rossi corrispondeva a quanto emerso nell’autopsia e i suoi familiari, contattati, fornirono una sua vecchia radiografia all’arcata dentaria. Il match perfetto svelò la verità.