PAOLO ROSATO
Cronaca

Morte di Mazzone, Signori ‘il figlio’ calcistico: "Per me un secondo padre, era avanti di 30 anni"

Beppe ricorda le due stagioni con il mister. "Affrontava le difficoltà con semplicità. Mi fece rinascere. E mi mostrava il futuro anche quando mi faceva arrabbiare"

Bologna, 20 agosto 2023 – "Per me Mazzone era come un secondo padre. Il calcio perde una grande persona di sport, lealtà e onestà". Al telefono Beppe Signori è commosso. E’ lui stesso ad ammetterlo: ricordare il mister Carlo Mazzone – deceduto ieri a 86 anni –, ora che non c’è più, è come finire in un tornado di emozioni. Autentiche. L’ho sempre detto, ho avuto la fortuna di incontrarlo nel peggior momento della mia carriera", sottolinea il bomber che in quella stagione 98/99 in rossoblù ritrovò se stesso, dopo una sfortunata annata tra Lazio e Sampdoria.

Signori, ‘il figlio’ calcistico: "Per me un secondo padre. Mi insegnò tantissimo, era avanti di 30 anni"
Signori, ‘il figlio’ calcistico: "Per me un secondo padre. Mi insegnò tantissimo, era avanti di 30 anni"

La aiutò a rinascere?

"Esattamente. Ricordo il mister con grande affetto, aveva una grande umanità e un dono tutto suo: un modo perfetto di gestire tutte le situazioni difficili con una semplicità incredibile".

Quanto perde il calcio con la scomparsa di Mazzone?

"Tantissimo. Una bruttissima notizia, tutti ci pensiamo immortali e poi soffriamo per le persone care che abbiamo vicino. Penso poi alla moglie, a tutti i suoi cari, ai quali faccio le mie più sentite condoglianze".

Ci vorrebbe Carlo Mazzone nel calcio di oggi?

"Assolutamente. Vede, lui spesso ci diceva: ‘Guardate che io c’ho 30 anni di esperienza’. E nessuno gli dava importanza. La realtà è che lui di 30 anni era pure avanti, col passare del tempo abbiamo tutti capito meglio cosa voleva dirci".

L’aveva sentito ultimamente?

"Avevo lasciato qualche messaggio al nipote su Instagram, come gli auguri per il compleanno e gli auguri di Natale. Sapevo che non stava attraversando un gran momento, per me è una perdita importante, fu fondamentale per la mia vita calcistica e non. Non dimenticherò mai i suoi consigli, anche su come gestire uno spogliatoio".

Ci dia un ricordo di quelle due stagioni. La prima fu una cavalcata entusiasmante.

"Dall’Intertoto alle semifinali di Coppa Uefa e Coppa Italia, nel complesso furono due anni fantastici, intensi. Quando si presentò ci disse così: ‘Stamo all’università, io che ve devo insegnà? Niente’. Aveva questa capacità di rendere le cose più semplici possibili, tutti per lui davano il 110 per cento. Un’altra volte ci disse: ‘Ragazzi siete 25 teste, alla mia età 25 teste insieme non riuscirò mai a capirle. Famo la cosa più semplice: voi, 25, cercate di capire la mia’. Fu un suo grande insegnamento".

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Il momento in cui davvero le è stato vicino come un padre?

"Quando tornò, nel 2003, venne nello spogliatoio e disse: ‘Allora, io parlo solo con Beppe che è il capitano. Chi non lo conosce va a guardà l’almanacco‘. Mi mise nella condizione migliore nei confronti dei compagni, ci capimmo subito".

La fece anche arrabbiare?

"Non mi convocò prima di una partita con il Piacenza, mi disse: ‘Stai a casa con la famiglia, giochi martedì che è più importante’. Ma era avanti anche in quel tipo di gestione. Grazie mister, riposa in pace".

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