Tamponi falsi, il ruolo degli intermediari e i certificati a tarda notte: "Inverosimili esami a quell’ora"

L’inchiesta sui ’furbetti’ che cercavano di ottenere il Green Pass senza fare i vaccini. Nel mirino 124 persone; le accuse principali sono falso in atto pubblico e corruzione .

Tamponi falsi, fari sulla ’rete’. Il ruolo degli intermediari e i certificati a tarda notte: "Inverosimili esami a quell’ora"

Tamponi falsi, fari sulla ’rete’. Il ruolo degli intermediari e i certificati a tarda notte: "Inverosimili esami a quell’ora"

Bologna, 28 marzo 2024 – Tamponi fasulli o inesistenti per fare ottenere il Green Pass anche a ’no vax’ o ai negazionisti del Coronavirus, insomma a chi, non essendosi sottoposto alle dosi di vaccino previste, non ne aveva diritto. Conta per il momento circa 124 indagati la maxi inchiesta dei carabinieri della Compagnia di Molinella sul giro di tamponi falsi che si sarebbe sviluppato attorno alla figura di un biologo di 59 anni e della sua "collaboratrice", una parrucchiera che gli avrebbe procurato gran parte dei clienti, come raccontato ieri dal Carlino. Le principali accuse sono quelle di falso in atto pubblico e corruzione.

Le contestazioni parlano di una vera e propria ’rete’ mirata all’emissione di certificati contraffatti; in particolare, sono al vaglio i ruoli di alcuni presunti intermediari che avrebbero avuto il compito di reclutare nuovi clienti da indirizzare verso il professionista. Benché non sia ancora del tutto chiaro se si trattasse di una rete strutturata, che prevedesse insomma uno scambio di denaro, oppure un ’passaparola’.

Il denaro del resto, nel business dei tamponi falsi non sarebbe certo mancato: stando alle accuse, infatti, un risultato positivo al Covid 19, utile quindi a ottenere il Green Pass senza sottoporsi al vaccino (perché chi era guarito dal virus raggiungeva comunque la copertura anticorpale), costava ben cento euro, mentre un risultato negativo viaggiava tra gli otto e i dieci euro.

Certo, il principale indagato – che stando alle ricostruzioni emetteva in media 200 certificati di esami effettuati al giorno, per un giro totale di migliaia di contraffazioni contestate nell’arco dell’inchiesta, durata sei mesi tra il 2021 e il 2022 – non faceva solo test fasulli. Perciò, dall’ampia mole vanno dunque scremati quelli realmente eseguiti e correttamente attestati.

C’è dell’altro. Anche le modalità di certificazione di questi risultati è ora al vaglio degli inquirenti. Difatti, come da prassi e per permettere che il paziente di turno ottenesse il Pass, il biologo – che collaborava con almeno tre laboratori del territorio ed è ora rappresentato dall’avvocato Duccio Cerfogli – una volta eseguito il tampone e ottenuto il risultato, doveva poi caricarlo online, sull’apposita applicazione della Regione. Ma alcune di queste registrazioni risultano effettuate a tarda notte, in orari incompatibili o quantomeno inverosimili per l’esecuzione di un test di quel tipo. Un aspetto in più che non convince gli inquirenti.

Vero è che alcuni degli indagati il vaccino l’avevano fatto, talvolta pure in più dosi, prima di imbattersi nell’attività del biologo: le loro posizioni sono naturalmente al vaglio, per capire se avessero un eventuale ruolo nell’attività illecita contestata oppure se si fossero rivolti al professionista in buona fede.

Tra i numerosissimi indagati – alcuni dei quali difesi, tra gli altri, dagli avvocati Gabriele Bordoni e Giovanni Domeniconi – ci sono infatti anche gli ’intermediari’, accusati di avere procurato i clienti pur senza sottoporsi mai direttamente ad alcun test rinofaringeo, e, soprattutto, decine di clienti. Molti privati, ma anche titolari di aziende, che incaricavano il biologo di eseguire test a tappeto sui propri dipendenti concordando però in precedenza il risultato che sarebbe dovuto emergere, con l’obiettivo, per esempio di scongiurare chiusure indesiderate in caso di focolai interni.

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