Vaso con uva Saslà in dono ai neonati a Valsamoggia: l'iniziativa di Terre di Jacopino

L'associazione Terre di Jacopino e la municipalità di Castello di Serravalle (Valsamoggia) offrono una vite di Saslà come simbolo di nascita per ogni bambino nato nell'ultimo anno, per sottolineare l'importanza della prelibata uva da tavola. Un modo per valorizzare una varietà in via di estinzione.



Vaso con uva Saslà in dono ai neonati a Valsamoggia: l'iniziativa di Terre di Jacopino

Vaso con uva Saslà in dono ai neonati a Valsamoggia: l'iniziativa di Terre di Jacopino

Una vite di Saslà per ogni nuovo nato. Variante originale e anche gustosa quella adottata dall’associazione Terre di Jacopino e dalla municipalità di Castello di Serravalle (Valsamoggia) che invece del tradizionale abbinamento di ‘un albero per ogni nato’, nel borgo medievale di Serravalle ha invitato i genitori dei bambini nati da un anno a questa parte a ritirare un esemplare in vaso di barbatella di uva da trapiantare nel proprio giardino per celebrare adeguatamente la nascita del bambino o della bambina.

Un modo per sottolineare la volontà di attaccamento e valorizzazione di un’uva antica, correttamente denominata ‘Chasselas’ ma che i bolognesi hanno adottato col nome di ‘Saslà’: una prelibata uva da tavola che fino agli anni Cinquanta era sinonimo di uva da consumare dopo pranzo e per merenda. Conservata nei granai su un foglio di carta o appesa a pertiche nelle camere si gustava anche in questi giorni d’inverno nella veste passita ma ugualmente golosa. Da Bazzano dove confluiva la produzione di tutta la vallata del Samoggia negli anni Trenta ne partivano quindici vagoni al giorno diretti in tutti i principali mercati d’Italia e d’Europa. Poi venne la crisi degli anni Cinquanta con la concorrenza delle più appariscenti uve del sud Italia, il conseguente espianto di decine di ettari di vigneti. Qualche produttore però ha continuato questa produzione e l’associazione Terre di Jacopino, con la competenza e la passione di Luigi Vezzalini, da diversi anni ha riportato in auge una varietà in via di estinzione nel nostro paese.

"Il punto è che un’uva buonissima, che regge (e supera agevolmente) il confronto con tante altre uve magari più appariscenti provenienti da centinaia di chilometri di distanza -spiega Vezzalini- anche alla festa in corso in questi giorni si trova questa uva che resiste tenacemente, grazie a produttori locali, a consumatori attenti e nel futuro anche grazie a questi bimbi che cresceranno con la possibilità di gustarla fin da piccoli".

Fra essi Alberto Romedio Mazzoni, 17 mesi, arrivato puntuale con mamma Raffaella alla cerimonia di consegna della piantina davanti all’ecomuseo della collina e del vino, alla presenza dell’assessore al turismo Federica Govoni.

Gabriele Mignardi