MONICA RASCHI
Cronaca

Federico vivo grazie al trapianto di cuore: "Mi restava poco tempo. La corsa dallo Sri Lanka al Sant’Orsola"

Il ragazzo, 19 anni, operato dalla Cardiochirurgia del policlinico bolognese. "Mi sono sentito male durante la vacanza-premio per la maturità. Ero sull’isola, mio zio è venuto a prendermi per portarmi in ospedale"

Federico Zanoli, 19 anni, residente a Modena

Federico Zanoli, 19 anni, residente a Modena

Bologna, 21 gennaio 2024 – Il grave malore cardiaco durante la vacanza-premio per la maturità in Sri Lanka, il velocissimo ritorno in Italia e poi di corsa, all’ospedale Sant’Orsola. Federico Zanoli, 19 anni, residente a Modena, adesso ha un cuore nuovo e vuole raccontare la sua storia non solo per fare coraggio a chi si trova nelle sue condizioni, ma fare un appello affinché ci siano più donazioni. Che salvano la vita.

Federico, lei sapeva di avere un problema cardiaco?

"Sì, ho un cardiomiopatia dilatativa fin da quando ero bambino, ma non l’ho mai percepita come una cosa grave. Ho sempre fatto le cose che fanno tutti: da scout andavo in vacanza in montagna, sciavo. Il problema è che la patologia avanza ma non dà sintomi e arriva tutto all’improvviso".

A lei quando è successo?

"Durante la vacanza-premio della maturità, ho frequentato l’istituto Fermi. Era luglio dello scorso anno e mi trovavo nello Sri Lanka con amici, ma non stavo bene. Avevo molto caldo, sentivo una grande stanchezza, facevo fatica a fare tutto, poi è iniziato l’accumulo di liquidi nelle caviglie, nel volto".

E cosa ha fatto?

"Ho chiamato casa e i miei genitori hanno chiamato il Sant’Orsola dove sono in cura fin da piccolo. I medici hanno detto che dovevo rientrare subito e andare in ospedale".

Non semplice dallo Sri Lanka.

"No. È arrivato a prendermi mio zio Andrea perché in quel momento era l’unico con il passaporto in ordine. Lui mi ha aiutato in tutto e siamo rientrati a casa. Da lì subito in ospedale. Dovevo restare in vacanza tre settimane, sono rimasto cinque giorni".

In ospedale cosa le hanno detto?

"Che era in atto uno scompenso, mi dovevano ricoverare e c’era la seria possibilità che dovessi subire il trapianto di cuore".

Come ha reagito?

"Ero terrorizzato, speravo non fosse vero. Ho fatto un po’ fuori e dentro dall’ospedale, poi mi hanno ricoverato per tutti gli esami per un intervento in attesa che arrivasse un cuore. Intervento che non sono riuscito a fare. Sono stato diversi giorni anche in Terapia intensiva: la frequenza cardiaca continuava ad accelerare, era arrivata a 140 battiti al minuto. Serviva un trapianto in tempi brevi: mi restano pochi mesi di vita. Poi la notizia della possibilità di un cuore".

Quando è arrivata?

"La sera del 27 settembre, i medici sono arrivati in camera e mi hanno detto che se tutto procedeva bene il mattino dopo sarei andato in sala operatoria".

Così è stato?

"Sì. Il cuore è arrivato e io sono stato operato il 28 settembre. Sono rimasto in reparto per un mese e sono andato a casa il 17 ottobre. Quasi non ci credevo. Avevo un po’ paura a lasciare l’ospedale, lì mi sentivo protetto".

Adesso come sta?

"Bene, ho ripreso a fare le mie cose pian piano. Ho rinviato l’iscrizione all’università, ma inizierò a febbraio".

Quale facoltà ha scelto?

"Scienze politiche a Bologna".

Vuole dire qualcosa alle persone che sono nelle condizioni in cui era lei?

"Naturalmente di avere speranza, poi vorrei fare un appello affinché ci siano maggiori donazioni: a me è andata bene, ma ho conosciuto persone che sono in attesa di un cuore da anni. E, se posso, vorrei fare un ringraziamento alla Cardiochirurgia pediatrica del Sant’Orsola che mi ha seguito fin da bambino, a tutta la Cardiochirurgia e al dottor Luciano Potena che è il responsabile del percorso scompenso cardiaco".