Maestri e allievi: nuovi percorsi per capire l’arte

In Pinacoteca riaprono le sale del Sei e Settecento. Incontri ravvicinati con Carracci, Guercino e Reni .

Maestri e allievi: nuovi percorsi per capire l’arte

Maestri e allievi: nuovi percorsi per capire l’arte

E così sarà il vecchio Annibale Carracci, capostipite e responsabile di decenni di grandezza, italiana ed europea di questa scuola bolognese, ad inaugurare la ristretta ma concentratissima saletta che inaugura il nuovo allestimento delle sezioni del Sei e del Settecento della Pinacoteca Nazionale di via Belle Arti (fruibile poprio da oggi). Inaugurando, ma anche avviando i temi che hanno forgiato la nuova disposizione della Galleria, a decenni dallo storico lavoro di Leone Pancaldi.

Con Annibale Carracci, Ludovico e la sua straordinaria Famiglia Tacconi, alla cui psicologia Francesco Arcangeli dedicò alcune delle maggiori pagine della storia dell’arte, a Guido Reni, col misterioso e quasi fiammingo Ritratto della madre, a Simone Cantarini. L’idea che ha portato alla nuova accattivante lettura delle nove sale dedicate al Barocco, intende intrecciare una diversa disposizione tematica ad un percorso cronologico che possa consentire anche letture di rapporti che si sono dispersi nel tempo. O nuovi inserimenti di dipinti mai allestiti o nuove messe in luce di dipinti tradizionalmente posizionati in luoghi che non consentivano loro di esibire la reale importanza della loro portata.

I temi dominanti sono la pala d’altare, il ritratto e il paesaggio. Così si può riscoprire quanto il giovane Annibale Carracci abbia potuto riformare il cosiddetto ’paesaggio classico’ in tutta Italia, partendo non solo dal formato, ma dalla elegantissima disposizione di natura e persone in tele di pochi palmi, così si può rivedere Guercino e i suoi tredici quadri – anche alla luce della recente mostra a lui dedicata che ha avuto un ottimo successo di pubblico – in una sala che, accostando capolavori quali la Madonna del passero e il San Guglielmo d’Aquitania, riceve la solennità degli spazi di Guido Reni e insieme annuncia il tema della vasta e prolifica bottega che lo affiancò.

Curato da Mirella Cavalli, Maria Luisa Pacelli, con Carmen Santi, Federica Chiura e Silvia Gaiba, il nuovo allestimento conduce alla ricerca di rapporti che legano l’immenso insegnamento dei Carracci ai loro seguaci, tanto immediati quanto tardi, alla centralità di figure come Lorenzo Pasinelli e Alessandro Tiarini, per giungere all’eccentrico finale che apre la strada alla normalità fisica e quotidiana di Giuseppe Maria Crespi, iniziata con l’imponente Ritratto di Cacciatore e chiusa con uno dei più eleganti ritratti della Bologna del tempo, ma soprattutto giunge alla raffinatissima sala di Donato Creti (“imperturbabile quiete dei paesaggi d’Arcadia”), che raccoglie due ovali, due tra le celeberrime invenzioni di tombe immaginarie e le Quattro stagioni di Marco Antonio Franceschini.

Così, tra le sale della Pinacoteca sembra nascere un racconto, una favola che unisce, come in realtà fu davvero, i rapporti tra grandi e minori, inventori e seguaci, dove anche l’accostamento di tre Sibille e una Flora aprono una nicchia, piccola ma necessaria, alla storia di queste donne di Felsina Pittrice al femminile che diventerà, giorno dopo giorno, uno dei vanti di questa città.

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