Bologna, ‘La serva padrona’ fa il pieno al Teatro Mazzacorati

Tutto esaurito alla ‘prima’. Ecco il cartellone degli eventi

Il cast sul palco

Il cast sul palco

Bologna, 6 marzo 2023 – “Nessuna donna dovrebbe mai vestire i panni della serva”. Inizia con queste parole la “La serva padrona. Donna, vita, libertà” in scena ieri al Teatro Mazzacorati (gestito da Succede solo a Bologna) per la regia di Salvatore Sito e la direzione artistica di Francesca Pedaci, soprano e docente di canto lirico al Conservatorio di Bologna.

L’opera di Giovanni Battista Pergolesi è già di per sé un’opera illuminata. Nel 1733, quando viene messa in scena per la prima volta, anticipa i tempi. "La “serva” del titolo non accetta la sua condizione - spiega il regista Salvatore Sito - ma lotta e domina il suo padrone. Perché Serpina, la protagonista, padrona lo è dal momento in cui mette piede in scena. Padrona del suo corpo e del suo destino”. E lo slogan, aggiunto al titolo, “Donna, vita, libertà” è per tutte quelle donne che “ancora oggi non possono sentirsi padrone di loro stesse”. Preso in prestito dalle donne che lottano, dall’altra parte del mondo.

Ed è proprio Azadè Oghbatalab a introdurre la rappresentazione, che è arrivata a Bologna dall’Iran nel 2005 per studiare cinema. Ora è una decoratrice d’interni e podcaster, sui social parla dell’Italia e di Bologna agli iraniani. Ma negli ultimi tempi ha invertito la rotta del racconto, riportando sul suo profilo i crimini che il regime del suo paese compie.

"Mi sono innamorata di Bologna e dei bolognesi perché mi hanno adottata. È difficile parlare del dolore del mio popolo - esordisce Oghbatalab -. È faticoso parlarvene perché voi siete un popolo libero. A pensarci è strano da dire, ma le donne iraniane hanno avuto il diritto di voto prima di quelle italiane e ora, invece, vivono come se fossero nel Medioevo”.

Negli ultimi mesi "centinaia di alunne sono state intenzionalmente avvelenate - continua Oghbatalab -, nel tentativo di provocare la chiusura delle scuole femminili. L’Italia si è dimostrato uno dei paesi più solidali nei confronti dell’Iran. Ma vi prego, non date mai per scontata la vostra libertà”.

Parole che rimangono impresse sul sipario del palcoscenico durante tutta la durata dell’opera interpretata da Alessandro Branchi, 30 anni, nei panni di Umberto; He Yue, 24 anni, in quelli di Serpina e Luca Mazzamurro (Vespone). Ad accompagnare i protagonisti, Amedeo Salvato al pianoforte e Giovanna Ceranto al clavicembalo. "Un’opera musicalmente perfetta”, ha commentato il direttore del Conservatorio Aurelio Zarrelli. Che ha portato al centro dell’attenzione “un tema importantissimo: i diritti delle donne - ha aggiunto Maria Caterina Manca, presidente del Consiglio comunale di Bologna - anche perché ci avviciniamo all’8 marzo”.

Il regista Salvatore Sito ha usato, per i personaggi, uno stile steampunk (“steam” significa vapore), giocando con anacronismi e tecnologie. Ottima la prova dei cantanti, sia del punto di vista vocale che interpretativo. Una Prima che ha registrato il tutto esaurito e accolta con entusiasmo dal pubblico. La rassegna “Passione in musica”, con la direzione artistica di Francesca Pedaci, prosegue al Teatro Mazzacorati (via Toscana 19) con un ricco cartellone di appuntamenti. I prossimi: giovedì alle 21 con “Scienza: sostantivo femminile” e sabato alle 20,30 con “Cappella musicale del Rosario dal ‘700 ai giorni nostri”.

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