Fenomeno Space Valley: “Bologna nel cuore della nostra galassia che far star bene”

Oltre un milione di iscritti nel canale YouTube tra piatti bizzarri, guide alla sopravvivenza e test di prodotti con risultati sorprendenti: “L’amicizia e la professionalità sono i segreti del nostro successo”

Gli Space Valley, gli youtuber bolognesi Nelson Venceslai, Cesare Cantelli, Francesco Toneatti, Davide Franceschelli e Nicolas Paurolo

Gli Space Valley, gli youtuber bolognesi Nelson Venceslai, Cesare Cantelli, Francesco Toneatti, Davide Franceschelli e Nicolas Paurolo

Bologna, 19 febbraio 2024 – Nels, Cesu, Tonno, Frank e Nic. Sono gli Space Valley, un collettivo di quasi trentenni, tutto bolognese. Al secolo Nelson Venceslai, Cesare Cantelli, Francesco Toneatti, Davide Franceschelli e Nicolas Paurolo.

Oltre un milione di iscritti al loro canale YouTube, in cui assaggiano piatti bizzarri con gli ingredienti meno amalgamabili, dettano divertenti guide alla sopravvivenza, si sfidano in challenge ad hoc e testano le etichette dei prodotti per fare scoperte sorprendenti. Nelson, perché il nome Space Valley? “Casualmente, avevamo una lista di cinquanta nomi, ognuno ne sparava a raffica (molti dei quali non si possono neanche pronunciare - sorride, ndr). In finale c’erano: Space Valley e Space Verdure. Ci siamo immaginati il nostro canale come un punto di incontro per le persone. Un luogo in cui staccare dalla routine, sentirsi a proprio agio e avere degli amici dall'altra parte dello schermo. Ecco perché una ‘valle spaziale’: cittadini da tutte le galassie possono riunirsi e stare bene”. Se dovesse darsi un voto come youtuber, quale sarebbe? “Oh, tre!”. Così basso? “Io sono un pessimo esempio di youtuber, sono incostante e pigro. Però se devo valutare la squadra di Space Valley, do un otto”. Chi sono i vostri migliori amici dello star system dei social? “Human Safari (Nicolò Balini), Mr Nobody (Andy Franco), tutte le personalità con cui facciamo video”. Creare video su YouTube è diventato un lavoro per voi? “È decisamente diventato un lavoro, ormai da vari anni. Alcuni di noi fanno anche altro, non per ‘bisogno’, ma perché ci piace sempre variare, avere i piedi in più staffe, siamo persone molto creative”. Qual è stato il segreto del successo? “Il fatto che fossimo tutti amici e non soltanto colleghi, e che avessimo personalità diverse. Ma anche l’aver avuto da subito una visione professionale del progetto: siamo stati forse tra i primi canali, in Italia, ad avere uno studio e un palinsesto”. Tra tutti quelli che assaggiate e inventate, a che piatto vi paragonereste? “Siamo decisamente un piatto di tortellini in brodo”. Perché? “È un piatto che non ti stanca mai, che ti fa star bene, ti ricorda le vacanze di Natale. E poi perché credo che nessuno più di noi abbia maltrattato i tortellini in questi anni, e quindi è giusto associarci a loro per solidarietà”. E il vostro rapporto con Bologna qual è? “Siamo tutti di Bologna, ci piace tantissimo la nostra città. Ci hanno invitato a trasferirci a Milano per comodità lavorativa, ma abbiamo sempre rifiutato. Nei nostri video giochiamo molto con l’essere bolognesi. In uno di questi, che è andato molto bene, testavamo il sugo alla bolognese fatto all’estero”. Vi fermano per strada? “Ci capita. Sembra strano quando veniamo fermati da signori di 60 anni che ci dicono di guardare sempre i nostri video. Abbiamo anche delle nonne tra i nostri follower”. Cosa consigliereste a un ragazzo che vuole fare lo YouTuber? “Bisogna sempre fare quello che ci si sente. È necessario, però, esserne convinti, non farlo per emulare qualcun altro”. Come affrontate le critiche? “Siamo abbastanza fortunati, non ne riceviamo tantissime. Proprio per questo, il minimo commento negativo ci fa un po' sobbalzare, ma facendo squadra si affronta tutto”. È sempre stato così? “No, quando ho iniziato a fare video da solo mi sono lasciato abbattere, soprattutto perché le critiche arrivavano da persone vicine. Ora, anche chi mi criticava è diventato un mio sostenitore. Con Space Valley siamo riusciti abbastanza in fretta, per fortuna, a dimostrare quello che volevamo fare. In poco tempo chi non era convinto ha capito il nostro obiettivo e non ha potuto fare altro che assecondarci, perché ci vedeva felici”.

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