
Le procure di Forlì e Ravenna dovranno poi decidere chi iscrivere nel registro degli indagati
Potrebbe arrivare a stretto giro di posta alla Procura della Repubblica di Forlì la prima parte della consulenza commissionata (insieme alla Procura di Ravenna) ai professori del Politecnico di Milano Gianfranco Becciu, esperto in costruzioni idrauliche; Claudio Giulio Mario di Prisco, geotecnico; e Daniele Bocchiola, idrologo. I tre docenti della famosa università milanese saranno ovviamente coadiuvati nel mastodontico lavoro dai loro ricercatori. A complicare le cose sono arrivate le alluvioni dell’anno scorso: la procura di Ravenna ha riunito i fascicoli sulle due alluvioni ritenendo che quella che nel settembre 2024 devastò nuovamente l’abitato di Traversara possa avere un collegamento diretto con quella del maggio 2023.
Rispondendo ai diversi quesiti che sono stati posti dalle due procure, dovranno fornire gli elementi necessari a comprendere se quel che è accaduto nel 2023 in Romagna fosse prevedibile e, nel caso, se fosse prevenibile. I tre professori avevano in animo di completare la prima parte della relazione (che si annuncia quanto mai complessa) a fine 2024, poi hanno rinviato la consegna del plico di qualche mese, ritenendo necessario fare un ulteriore sopralluogo nel marzo scorso dopo i due effettuati in precedenza, per valutare anche i danni causati dai fiumi (soprattutto nel Ravennate) nel settembre 2024. Probabilmente saranno necessari accertamenti tecnici sulla mancata tenuta degli argini riparati, ma ora sembra arrivato il momento buono per i magistrati che vorrebbero conoscere almeno la prima parte della relazione sull’alluvione del maggio 2023.
La perizia (che è più corretto definire consulenza) sarà la base sulla quale lavoreranno i magistrati inquirenti di Forlì e di Ravenna che stanno indagando sull’alluvione che, non va mai dimenticato, causò la morte di 17 persone. Ora i fascicoli delle indagini preliminari (per i quali sono già state chieste proroghe delle indagini) contengono i documenti raccolti dalle forze dell’ordine (i carabinieri forestali sono in prima linea) raccogliendo documenti e, soprattutto, testimonianze, ma non ci sono persone indagate. Non sarà sempre così, perché quando i pubblici ministeri si troveranno di fronte alla necessità di valutare provvedimenti presi (o non presi) prima e dopo l’alluvione, dovranno informare le persone coinvolte nelle indagini in modo che possano nominare avvocati difensori e tecnici per analizzare la documentazione disponibile ed eventualmente contestare gli elementi raccolti dai consulenti delle procure della Repubblica di Forlì e Ravenna.
Il reato ipotizzato dal procedimento penale è disastro colposo, ma in base alle risultanze della consulenza si potranno aggiungere altre ipotesi di reato legate ai decessi delle persone morte a causa dell’alluvione: in Romagna furono 17, tre delle quali nel Cesenate, una coppia di coniugi a Ronta e un’altra a Calisese.