Identità digitale cancellata: "Sanzionato per una foto di mio figlio senza costumino"

"Avevo archiviato sul cloud alcuni scatti del mio bimbo di due anni al mare: Google li ha classificati come materiale pedopornografico. Ho chiesto aiuto al garante della privacy"

L’utente sanzionato aveva archiviato foto delle vacanze (repertorio)

L’utente sanzionato aveva archiviato foto delle vacanze (repertorio)

Cesena, 17 settembre 2023 – Oggi l’identità digitale vale quasi quanto quella reale. Con conseguenze che si misurano soltanto quando sulla schermata del computer compare un messaggio di accesso negato. La storia la racconta un cesenate, Alessio, impiegato di 37 anni, che dall’oggi al domani, si è trovato escluso da tutti i suoi account legati a Google. "E’ nato tutto da una leggerezza – racconta – da quando cioè durante le vacanze avevo scattato col telefonino una decina di foto a mio figlio di due anni che faceva il suo primo bagno al mare senza costume. Foto di un papà che vuole tenere a esclusivo uso familiare le immagini del suo bimbo che cresce. Le foto sono finite nel mio cloud personale e privato e anche se ovviamente non le ho condivise con nessuno, gli algoritmi della casa di Cupertino le hanno individuate e materiale pedopornografico". Le conseguenze sono state immediate: tutti gli account connessi a Google sono stati bloccati, dalla posta elettronica ai portafogli digitali. "Mi sono perso in un labirinto di teflonate con attese infinite e nessuna risposta, non sono riuscito a confrontarmi con un operatore che potesse gestire la situazione e al quale esporre il tipo di problema: ho soltanto avuto la possibilità di presentare due ricorsi che sono stati entrambi bocciati. Non posso più avere alcun accesso ai miei dati e al materiale archiviato, che nei prossimi mesi verrà definitivamente cancellato. Ho chiesto aiuto al garante della privacy".

Le implicazioni sono pesanti: oltre a perdere tutte le foto archiviate online, il cesenate non ha più accesso ai messaggi di posta elettronica, ai ‘wallet’ nei quali ha registrato le carte di credito e a tanto altro: "Ti senti perso. Nella mail avevo buoni pasto che ora non posso utilizzare, così come non posso accedere al fascicolo sanitario elettronico come a tutti gli altri servizi online che richiedono un doppio canale di autenticazione con messaggio inviato via mail. Ho imparato a mie spese che nel mondo digitale spesso si rischia di compiere azioni che possono avere serissime conseguenze. Per quello che mi riguarda di certo non ripeterò più l’errore commesso: voglio approfittare per informare la collettività sulla mia storia e invitare a non dare mai niente per scontato". In effetti gli algoritmi delle piattaforme digitali sono stati concepiti proprio per andare a caccia, tra miliardi di file, di materiale che non deve essere presente in rete. Le immagini di bambini senza veli sono ovviamente ai primissimi posti della lista. Così come simboli inneggianti all’odio razziale, alla discriminazione o alla violenza. Giustificarsi davanti a un risponditore automatico è impossibile? Può darsi. Chi è in buonafede rischia di pagare cara una leggerezza? Magari sì. Ma in ballo ci sono aspetti troppo importanti per essere sottovalutati. Anche se la ‘nuvola’ è privata. Perché agli hacker il fatto che il contenuto sia riservato interessa molto poco. Anzi.