La corsa per diventare consiglieri

Circa 300 cesenati si candidano per le elezioni comunali, non tutti riusciranno a presentare 32 candidati. L'impegno richiesto è alto, ma c'è chi si mette in gioco per servire la città, anche senza aderire a partiti. La promessa è di contribuire per tutta la legislatura, eletti o meno.

La  corsa per diventare consiglieri

La corsa per diventare consiglieri

Non si riuscirà a fare l’en plein di 32 candidati (tanti quanti i consiglieri da eleggere) per tutte e 13 le liste a sostegno dei tre in lizza per diventare sindaco (Enzo Lattuca, Marco Casali e Marco Giangrandi), c’è chi ne presenterà meno. Ma saranno comunque circa trecento i cesenati che ci metteranno la faccia in lista per le comunali dell’8 e 9 giugno. Alcune formazioni debbono ancora presentare la lista, stamane verrà resa nota in una conferenza stampa quella di ’Cambiamo’.

Non è stato facile per quasi tutti trovare 32 cesenati disponibili e non solo perché diventare consiglieri comunali significa veramente servire la città in cambio di una indennità nemmeno lontanamente proporzionata al tempo che si deve dedicare all’impegno: per ogni seduta, che può durare anche molte ore, è previsto un ’gettone’ di presenza di 32,54 euro lordi.

In un contesto in cui la disaffezione alla politica cresce sempre più, si staglia ancora di più di converso l’esercito dei cesenati che si mette in gioco con l’obiettivo di dare una mano alla città, nello schieramento più affine alle proprie idee e a sostegno del candidato che meglio incarna i propri ideali. Non pochi dei candidati delle liste in lizza non aderiscono a partiti, non hanno la tessera, ma hanno scelto di impegnarsi provenendo da una pluralità di mondi, come si vede anche nelle interviste accanto. La stragrande maggioranza sa in partenza che non sarà eletto, ma in tutte le liste si sigla un patto d’onore: chi entra darà il suo contributo per tutta la legislatura, eletto o no, dentro o fuori il consiglio comunale. Ciascuno ha il proprio obiettivo da raggiungere. La squadra non si scioglie dopo il voto, ma resta unita per tutti i cinque anni di legislatura.