
La metropoli colombiana di Medellin e Patrizia Paganelli, madre di Luca Andreoli
Cesena, 7 settembre 2020 - «Passare dalla felicità al dolore è un attimo". Parole lucide, pronunciate con la voce incrinata dalle lacrime, quelle di Patrizia Paganelli, madre di Luca Andreoli, il 39enne cesenate che da anni viveva a Medellin in Colombia, ucciso con un colpo di pistola alla testa nel corso di una rapina avvenuta nella sua casa. Patrizia Paganelli è cesenate e insegna alla scuola primaria di Pievesestina. Con quel figlio lontano, che dopo avere conseguito la laurea a Bologna e un master in management e marketing a Sidney, in Australia, aveva trovato in Colombia la dimensione di vita ideale, aveva contatti telefonici quotidiani.
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Signora Patrizia, come ha appreso la tragica notizia di quanto accaduto a Luca? "Come ogni mattina ho fatto una telefonata a mio figlio e mi ha risposto sua moglie Kelly Johana Rodriguez Sepulveda. Le ho chiesto ‘come state’? e lei mi ha risposto che si trovavano in ospedale. Poi è intercorso un momento di silenzio".
Cosa ha pensato in quell’istante? "Che Johana, che stenta un po’ a parlare l’italiano, cercasse le parole giuste per spiegarmi che i erano lì per controlli di salute. La Colombia in questo periodo è interessata dal Covid".
E poi? "E poi Johana ha pronunciato una frase che mi è arrivata come un colpo al cuore: ‘ci hanno sparato’. La giovane, una ragazza molto bella, all’ultimo anno di ingegneria, di cui Luca era innamoratissimo, era in stato di forte agitazione ".
Come è proseguita la conversazione? "Mi ha raccontato della rapina che avevano subìto: due malviventi erano penetrati in casa, ritenendo forse che mio figlio custodisse anche lì oro e metalli preziosi provenienti dalla raffineria di Rio Negro di cui era responsabile. Ma non era così. Johana ha detto che a Luca hanno sparato al capo, mentre lei è stata ferita di striscio e nel tentativo di difenderlo e frapporsi tra lui e i rapinatori, è stata colpita dal calcio della pistola di uno dei due, fuggiti con un cellulare trovato sul tavolo".
Quindi non le ha comunicato la morte di Luca. "No, in quel momento era gravemente ferito, ma non ancora morto".
Ha sperato in una situazione non irreparabile. "Certamente. Ero frastornata, incredula, disperata e ho fatto ricorso agli amici di sempre Daniela e Claudio Vicini. Il professore, primario otorino a Forlì si è messo in contatto con i chirurghi dell’ospedale. Il responso è stato che era inoperabile, per un’emorragia cerebrale devastante".
Raggiungerà il suo Luca? "No, sarà lui, in una fredda bara, accompagnato da sua moglie, a tornare a Cesena. Ho avuto contatti con la Farnesina che sta organizzando l’ultimo viaggio di Luca. I funerali si terranno nella chiesa di San Vittore. Questa sera alle 20, nella chiesa di San Carlo, pregheremo per lui. Non so come farò a colmare questa assenza, sapendo che ora, la lontananza che ci divide non è solo geografica".