ELIDE GIORDANI
Cronaca

Cesena, Campomaggi lascia la città: "In centro non si vende"

Campomaggi (Caterina Lucchi): "Il centro non è più appetibile"

Marco Campomaggi, presidente, contitolare e cofondatore del marchio Caterina Lucchi

Cesena, 20 luglio 2017 - Fa discutere la chiusura, nel prestigioso angolo tra via Zeffirino Re e via Carbonari, del negozio a marchio Caterina Lucchi. Due occhi vuoti, dopo 24 anni di vetrine che si sono distinte per creatività e colore. «Apriamo a Milano e dunque siamo proiettati verso altri investimenti» si legge sul cartello che sigla la chiusura del negozio.

Marco Campomaggi, presidente, contitolare e cofondatore dell’azienda, ma non potevate continuare a tenere anche la piazza cesenate?

«In verità quel negozio, attualmente, non si inserisce nei programmi della nostra azienda. Sono già da tre o quattro anni che si pensava alla chiusura, anche perché il bilancio non era in attivo e soprattutto perché la relativa distanza dall’outlet di Borello lo rendeva pressoché inutile. Ci siamo resi conti infatti che i nostri clienti preferiscono scegliere tra molte offerte, molte di più di quelle che possono essere contenute in un negozio di quelle dimensioni e l’outlet, dove si trovano le tre linee della nostra produzione, ossia Caterina Lucchi, Gabs e Campomaggi, è una grande esposizione con tantissime proposte dove si può cercare, guardare, scegliere con comodo senza l’obbligo di acquistare in un’unica occasione».

La chiusura però è giunta inaspettata anche perché avevate fatto recentemente un restylig del negozio.

«Sì, è così. Abbiamo tentato di dare più spazio ad un unico marchio, ossia Gabs, per dargli maggiore visibilità. Ma non ha funzionato. La maggior parte dei clienti guardava e poi veniva ad acquistare in azienda».

Però quella vetrina serviva a mantenere l’attenzione sui vostri prodotti. Non temete un calo di vendite?

«Abbiamo già verificato l’eventualità e la risposta è negativa, anzi, sono cresciute le vendite sui marchi Campomaggi e Caterina Lucchi che non erano più presenti nel negozio».

Pensa che su questo trend abbia inciso una qualche mancanza di appeal commerciale da parte del nostro centro storico?

«Purtroppo non succede diversamente in altri centri storici romagnoli. Penso che essendo noi un popolo di risparmiatori quando sentiamo odore di crisi smettiamo di spendere».

Si affievolisce il vostro legame con Cesena?

«No, restiamo sempre un’azienda cesenate, che qui lavora e produce. La decisione ci è costata molto da un punto di vista affettivo. Noi crediamo e investiamo sul territorio, tant’è che il nostro outlet, che è appena a dieci chilometri di distanza, è stata ingrandito e migliorato, in modo da accogliere meglio i nostri clienti. Anzi, stiamo programmando una serie di attività perché i clienti abbiamo motivi in più per venire a Borello».

Che caratteristiche hanno i due negozi che state aprendo a Milano?

«Sono molto grandi, uno da cinque vetrine ed uno da tre, e sono ubicati in Corso Como, la parte nuova e commercialmente più interessante della città».

Ci saranno dipendenti cesenati?

«Sì, almeno due. E comunque saranno costantemente collegati con Cesena».

Lasciate il centro proprio ora che in quell’angolo sosterà il papa nella sua visita di ottobre.

«E’ così ma abbiamo intenzione di fare un dono a Papa Francesco, ossia una cartella firmata Campomaggi».